venerdì 31 marzo 2023

TTR: le dichiarazione di Andrea Marcucci a Linkiesta

Think Tank Reformists pubblica le recenti dichiarazioni di Andrea Marcucci a linkiesta.it del 30 marzo 2023 

La solitudine del Riformista, La svolta radicale di Schlein apre uno spazio ai liberaldemocratici, dice Marcucci a Linkiesta

A Linkiesta l’ex capogruppo del Pd spiega: «Siamo passati in pochi mesi dall’agenda Draghi a un partito che sembra assumere come modello Mélenchon. C’è una parte dell’Italia, che per cultura o per le idee che professa, rischia di non essere più rappresentata», «l’importante è che si faccia il partito unico»

«Nel “nuovo” partito di Elly Schlein i liberaldemocratici non servono più, come non serve più chiunque venga da un’altra cultura politica. Questo vale anche per il cosiddetto organigramma, con la nomina della nuova segreteria». Così Andrea Marcucci, già capogruppo del Partito democratico al Senato, spiega a Linkiesta il primo vero effetto causato dalle scelte della neosegretaria: il lento ma inesorabile isolamento dell’ala riformista dem dalle decisioni del partito. Un cambiamento che non riguarda solo la nomina dei fedelissimi nei posti cruciali di comando, ma che investirà in futuro anche la linea politica, finora ancorata sull’atlantismo e il riformismo: «Vedremo come muterà il posizionamento politico sui singoli temi. Faccio una previsione: cambierà tanto».

Eppure, l’elezione a presidente del Pd di Stefano Bonaccini aveva fatto pensare a una gestione diversa, più unitaria, del partito. È finito il sogno del Pd riformista?

Finora la segretaria non si è molto esposta sull’agenda politica, lo farà presto in nome di una sorta di mandato elettorale ricevuto con il 53,8 per cento delle primarie. Sia chiaro, nulla di illegittimo, il Pd si caratterizzerà come un partito spostato del tutto a sinistra, quando invece la sua origine è sempre stata di centrosinistra.

Qual è secondo lei la ragione di questa ostracizzazione dell’area più riformista del partito? In fondo tra gli iscritti Bonaccini ha preso il 52,9 per cento, Schlein solo il 34,9 per cento.

È una scelta politica, e sottolineo nuovamente legittima. Siamo passati in pochi mesi dall’agenda Draghi a un partito che sembra assumere come modello Mélenchon, diventando il contenitore di tutte le piazze, come dice enfaticamente il capogruppo Boccia.

Lei ha dichiarato: «Non mi piace chi se ne va a prescindere, io prima devo capire in quale direzione andremo, perché per me la Schlein è ancora un enigma». Lo è ancora dopo queste prime scelte politiche?

Sempre meno un enigma, a essere franchi. C’è ancora cautela nell’esporsi direttamente, ma il profilo di quello che viene definito nuovo Pd, sta emergendo.

Anche se lentamente, sta nascendo il partito unico dei liberali e dei popolari. Calenda e Renzi hanno sempre dichiarato di voler aprire le porte a tutti i riformisti. Data la sua esperienza importante nel Partito Liberale Italiano, ci ha fatto un pensiero sul poter entrare in queste nuova formazione politica?

Esprimo un giudizio ‘neutro, la cosa più importante è che questo partito unico si faccia. C’è una parte dell’Italia, che per cultura o per le idee che professa, rischia di non essere più rappresentata. La svolta a sinistra del Pd e il posizionamento marcatamente sovranista di Forza Italia, crea oggettivamente spazio a una formazione politica con le caratteristiche immaginate da Renzi, Calenda e dai liberali.

Senza un Pd riformista a vocazione maggioritaria potrebbero coesistere un partito socialdemocratico (la “ditta” per intenderci) e uno a chiaramente riformista, atlantico liberaldemocratico?

Assolutamente si, serve una forza politica che assuma il tema della crescita economica, e che sia europeista e atlantista non a giorni alterni. Su questi temi, aspetto con ansia che anche Elly Schlein dica di più. Mi chiedo se ad esempio sull’Ucraina la pensi come Lorenzo Guerini o come Arturo Scotto?

In base agli ultimi sondaggi il Pd è cresciuto, ma togliendo i voti al M5s. Mentre il Terzo Polo ha ormai superato di molto Forza Italia. C’è spazio politico per una proposta liberale e riformista?

Che il Pd sottragga voti ai Cinquestelle è oggettivamente un fatto molto positivo. Che lo faccia, assumendo anche le battaglie di Conte, magari è più discutibile. Quanto a Forza Italia, la decisione di Berlusconi mi sembra chiarissima, affiancare Fratelli d’Italia. È un contesto che crea indubitabilmente uno spazio per una forza liberale.

Cosa ne pensa dei primi mesi del governo Meloni? È finita la luna di miele con il paese?

Addirittura, peggio delle previsioni. Tante sciocchezze inutili, ma purtroppo anche troppi disastri sui problemi dell’Italia. I ritardi sul Pnrr, le difficoltà con l’Europa, i passi indietro sui diritti civili: insomma un esecutivo decisamente non all’altezza.



 

 

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