sabato 30 dicembre 2023

La Giustizia “pelosa” che ama la Sinistra

Una indigine in corso della Magistratura ha portato alla carcerazione preventiva del figlio dell’ex On. Verdini, fratello della compagna del Ministro Salvini.

Una indagine legittima che al suo termine si potrà concludere con il non luogo a procedere oppure con il rinvio a giudizio degli indagati per arrivare, nel tempo, a tre sentenze: Processo, Appello, Cassazione.

Al termine dell’iter giudiziario sapremo se Verdini Junior sarà un innocente indagato ingiustamente o il colpevole dei fatti contestati.

Questo prevedono la Costituzione e le leggi Italiane.

Poi c’è la Giustizia pelosa che ricerca il PD, i Grillini e la sinistra populista.

Una Giustizia velocissima, fatta sui giornali di parte e nelle piazze.

Verdini Junior è già condannato, sui giornali sinistrorsi riportate le intercettazioni di polizia, ampi stralci delle indagini, tutto quello che serve a “motivare” la condanna immediata e inappellabile, sbattendo il “mostro” in prima pagina.

Senza alcuna possibilità di difesa, una sola versione: quella “apparecchiata”

In Parlamento i 5 Stelle, il PD e Verdi e Sinistra chiedono che il ministro Matteo Salvini riferisca in aula, come se le conclusioni del magistrato inquirente siano una sentenza passata in giudicato, nei tre gradi di giudizio.

Solo l’On. Enrico Costa, cui va il plauso dei Riformisti, ha avuto il coraggio di prendere le distanze da questi atteggiamenti bestialmente forcaioli.

Ogni cittadino italiano, oggetto di una indagine della magistratura, anche se si chiama Verdini, ha diritto di difendersi e di essere giudicato solo nei Tribunali per essere additato come colpevole o innocente al termine dell’iter giudiziario previsto dalla Costituzione.

Diceva il divino Giulio che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina e i fatti dell’oggi fanno pensare che quello che il Ministro Crosetto aveva preannunciato si stia realizzando, non tanto per una indagine certamente legittima e opportuna, ma per il contesto e il contorno apparecchiato su alcuni mass media forse anche grazie a qualche “gola profonda” che andrà ricercata e perseguita a termine di legge, se vogliamo avviarci finalmente verso una Giustizia giusta, che ricerchi i colpevoli di reati ma non faccia “politica”.

Francesco Colucci, Riformisti







 

  

 

 

 

 

 

mercoledì 13 dicembre 2023

Scuola di Liberalismo 2024 “Il dubbio, la formazione, il merito”.

Think Tank Reformists informa che la Fondazione Einaudi ha aperto le iscrizioni alla Scuola di Liberalismo per il 2024.

Questa la loro comunicazione:

Cari amici,


abbiamo il piacere di annunciarvi che sono ufficialmente aperte le iscrizioni alla


Scuola di Liberalismo 2024 “Il dubbio, la formazione, il merito”.

Le lezioni si terranno dal 22 febbraio al 6 giugno 2024.

Ogni relazione sarà tenuta da un maestro del pensiero liberal-democratico del panorama italiano ed europeo.

La Fondazione istituisce tre borse di studio di 1.000€ ciascuna agli studenti che produrranno le migliori tesine sugli argomenti trattati durante le lezioni. 

Inoltre, ogni iscritto riceverà materiale didattico, tra cui alcuni libri per noi di particolare rilievo.


Regalatevi o regalate una full immersion nel metodo liberale.

Si potrà partecipare alla Scuola in presenza presso la sede della Fondazione e via Zoom.

Numero limitato di iscritti.


Vi aspettiamo!


PER ISCRIVERSI:


Scuola di Liberalismo 2024 - Fondazione Luigi Einaudi



venerdì 8 dicembre 2023

Firenze e la mala politica

Una Assemblea di iscritti al PD Fiorentino ha deciso con 137 voti a favore 24 contrari e 8 astenuti il candidato a Sindaco alle prossime elezioni comunali a Firenze.

Firenze, una delle città più belle e importanti al mondo, 366.527 abitanti, un patrimonio artistico e culturale ineguagliabile avrà come possibile Sindaco una signora cresciuta a pane e politica scelta con 102 voti di scarto da iscritti ad un partito che sulla carta raccoglie nel comune oltre il 30% degli elettori.

Cassate le primarie per paura che il gruppo di potere dei duri e puri potesse soccombere, si cerca di fare di Firenze un ring per abbattere lo storico nemico della “ditta”.

Una agognata vendetta anelata da anni, verso chi aveva dimostrato che un partito democratico rinnovato e autenticamente Riformista poteva governare bene e a lungo una Italia moderna e competitiva.

A Firenze una candidatura “chiusa” non per governare al meglio una grande città ma solo per abbattere il Mostro, sacrificando gli interessi dei Fiorentini alle vendette di parte. 

Un’alleanza a sinistra fondata non sui programmi ma sul comune odio per Lui.

E’ da chiedersi come fanno gli spauriti riformisti rimasti nel PD ad accettare tutto questo, come fanno i consiglieri regionali Mercanti e Puppa, che abbiamo conosciuto ed apprezzato in anni di politica lucchese a rimanere dentro questo PD, che certamente non li ricandiderà.

Due Consiglieri che sono determinanti per la maggioranza in Regione.

Come fa il Presidente Giani a farsi mallevatore di queste scelte, sapendo bene che sarà lui che la prossima vittima sacrificale sull’altare della “pulizia etnica” del renzismo, da sbiancare con la varichina.

Per questi riformisti del PD è l’ultima chiamata, o si fanno sentire ora o non toccheranno più palla, la "ditta" non dimentica, blandisce, ma non perdona.

Se nulla accadrà nei prossim giorni occorrerà prendere atto che a sinistra, in toscana, non c’è più nulla da fare e cominciare a guardare altrove.

Francesco Colucci, Riformisti



 

  

mercoledì 6 dicembre 2023

Lucca, dibattito su Sandro Pertini nel Consiglio Comunale aperto.

Il dibattito in Consiglio Comunale a Lucca, che è visibile su you tube a Comune di Lucca, ha visto la partecipazione di dieci interventi esterni, iniziando da quello dell' On.le Valdo Spini.

Riportiamo di seguito l'intervento di Francesco Colucci, che è stato invitato a parlare per il Riformisti di questo Blog, di cui è parte del brain trust che lo indirizza.

Signor Sindaco, Gentile Presidente, gentili Consiglieri

 E’ con profonda emozione che mi accingo a parlare, in questo autorevole consesso, di Sandro Pertini, uno dei Padri della Repubblica Italiana.

Ringrazio la Presidenza del Consiglio Comunale per la possibilità che mi è stata data.

Ho apprezzato in maniera particolare l’invito al Sindaco di Stella, che saluto calorosamente.

La mia prima tessera Socialista è del 1959, a 16 anni e per oltre trent’anni, fino a quando una piccola parte di una ancora esistente Magistratura politicizzata e militante non ha disperso oltre cento anni di impegno e di battaglie dei Socialisti in Italia.

Celebriamo oggi uno dei leader Socialisti più importanti, più carismatici, più veri.

Sandro Pertini in ogni suo impegno civile ha saputo emergere per il coraggio e la volontà.

Dalla Prima guerra mondiale, alla attività antifascista, all’esilio, al carcere fascista, al confino, al carcere nazista, alla lotta attiva nella Resistenza, alla Liberazione, all’impegno nei socialisti contro la scissione sagarattiana e contro il fronte popolare, ed infine con sette anni di Presidenza della Repubblica che rimarrà nei libri di storia.

Un vero Presidente, di tutti gli Italiani.

Che in una vita così intensa e sempre in prima linea ci possono essere stati momenti e parole storicamente criticabili è umano e possibile, ma la grandezza della persona non può essere scalfita.

Perché siano qui stasera a parlare di Sandro Pertini?

Per un fatto increscioso successo in questo Consiglio Comunale.

Qui io sono un ospite e gli ospiti, gentilmente invitati, credo si debbono astenere da esprimere giudizi e polemizzare

quello che pensano sulla vicenda i Riformisti di Think Tank Reformists lo abbiamo scritto allora nel nostro Blog e pubblicato dai mass media locali,

Qui confermiamo solo che ambedue gli schieramenti in discussione, hanno avuto, per noi, ragioni e torti.

Vogliamo essere chiari su Fascismo e Antifascismo, oggetto anche di un recente dibattito che Think Tank Reformists ha tenuto pochi mesi fa.

Una certezza e un auspicio.

La certezza: la Repubblica e la Costituzione Italiana si fondano sulla lotta di Liberazione dal nazifascismo e questo vale oggi e domani, per tutti gli Italiani

L’auspicio: che dopo quasi ottanta anni dalla fine della Guerra è giunta l’ora della riconciliazione nazionale, di un 25 aprile ricordo di tutti coloro che sono caduti per difendere i propri ideali, giusti o sbagliati, perché nella morte siamo tutti uguali.

Concludiamo con una proposta:

Il Consiglio Comunale chieda alla Provincia di intitolare a Sandro Pertini il costruendo nuovo ponte sul Serchio, intestandone anche le vie di accesso, se saranno comunali.

Una decorosa decisione bipartisan per chiudere degnamente una vicenda nata male.

Francesco Colucci,

Riformisti di Think Tank Reformists



 

martedì 28 novembre 2023

Luigi Marattin: Newsletter n. 34

 

Salve care amiche e cari amici della newsletter,

Eccoci tornati al consueto appuntamento quindicinale con il riassunto della mia attività svolta fuori e dentro le istituzioni, con un occhio agli appuntamenti futuri.

Chi mi segue sui social sa che queste due settimane sono state molto intense e mi hanno visto partecipare a molti eventi sul territorio. Come sapete tengo molto ad una costante presenza sul territorio in giro per il Paese: chi sta in Parlamento spesso dimentica quanto sia importante mantenere il contatto con chi vive tutti i giorni la realtà del lavoro, dello studio, del pendolarismo, della burocrazia, ecc.

Ma andiamo per ordine.

Continua il tour “Fisco e Giustizia da liberali” con Enrico Costa. Il 20 novembre scorso è stata la volta di Lucca, in Toscana, per la quinta tappa. Il grande successo di partecipazione ci dimostra che è possibile costruire una forza liberal-democratica e riformatrice partendo dalla risposta alle domande “quale Italia vogliamo? In quali valori crediamo? Come intendiamo realizzarli?”.

Lunedì 4 saremo a Salerno per la prima tappa nel sud Italia. Qui il link per registrarsi all’evento. 

Restando sull’attività politica sul territorio, il 16 di novembre sono stato ospite a Riccione delle amiche e degli amici di IV Rimini dove abbiamo alternato ottimo cibo e tante belle riflessioni comuni sulla legge di bilancio e sulle prospettive politiche dei liberal-democratici.

A Castenedolo ho avuto la possibilità di confrontarmi con il Ministro Fitto e gli industriali di Brescia sullo stato di attuazione del PNRR che è l’ultima occasione che il paese ha di non tornare alla crescita dello “zerovirgola”.

Su PNRR e Patto di Stabilità sono intervenuto al bel dibattito organizzato a Vicenza da ANCE, l’associazione nazionale dei costruttori edili. All’iniziativa erano presenti anche il Min.Salvini e il vice-ministro Bignami. Sarebbe stata un’ottima occasione per confrontarci sulla riforma del codice degli appalti, sulla burocrazia, sulle regole di finanza pubblica a favore degli investimenti. Ma entrambi hanno preferito fare i loro comizi ed andare via. Peccato. Il dibattito politico trarrebbe beneficio da occasioni di confronto tra maggioranza e opposizione, specie se di fronte a platee qualificate. Invece ultimamente – non è la prima volta – sta prevalendo la tentazione di fornire semplicemente un palcoscenico a esponenti di governo, che poi se ne vanno senza rendere conto delle affermazioni fatte (spesso e volentieri, enormi castronerie). 

In ogni caso, in mancanza di altro ho posto le mie domande sui social sperando di ottenere qualche risposta.

I miei più attenti lettori si ricorderanno che qualche giorno fa annunciai la presentazione di tre interrogazioni al governo. Bene, anzi no. Mica tanto. La prima sono riuscita a farla in Commissione Finanze, e la risposta non è stata adeguata (giudicate voi). La seconda invece – che potenzialmente riguarda una vera e propria bomba nei conti pubblici - non me la fanno nemmeno fare perché il MEF dice di non essere in grado di rispondere. Allora, assieme al gruppo di Italia Viva, abbiamo deciso di rilanciare e domani la ripresento nel Question Time in Aula alla Camera, in diretta televisiva. E poi passeremo alla terza, che chiede di sapere cosa ne è stato della legge del governo Conte I in cui si regalava un pezzo di terra a chi faceva tre figli…

Al governo recentemente ho posto anche un’altra domanda relativa ad un problema molto sentito dai lavoratori autonomi, riguardante il pagamento del secondo acconto delle imposte dirette in novembre. Ovviamente nessuno ha risposto.

In queste settimane abbiamo anche assistito ad un’altra follia. In Parlamento è stata approvata una delirante legge contro la carne coltivata. Come sapete, quel tipo di prodotto (che non è affatto “sintetico”, come si dice) non è ancora stato autorizzato a livello europeo: e se mai lo sarà, ogni legge nazionale che lo dovesse vietare sarebbe automaticamente nulla. Quindi, una legge completamente inutile, fatta solo per compiacere qualcuno. Ma come se non bastasse, il presidente di Coldiretti ha ritenuto opportuno attraversare di corsa una strada per andare ad aggredire fisicamente due parlamentari (Benedetto della Vedova e Riccardo Magi, di Più Europa) che stavano civilmente protestando sotto la sede del governo. La cosa folle è che la maggioranza ha espresso solidarietà… al Presidente di Coldiretti.

In queste settimane sono stato anche ospite di Alan Friedman nella sua trasmissione “Washington Files” dove abbiamo affrontato principalmente temi di politica estera.

Ho partecipato a Sky Agenda dove abbiamo parlato di prospettive politiche, di legge di bilancio, di Patto di Stabilità e Mes, della vicenda balneari e della tragica vicenda di Giulia Cecchettin. 

Sono stato intervistato da Costanza Cavalli di LiberoTV sulla mia proposta di legge (firmata assieme a diversi colleghi di Azione e elaborata con l’aiuto decisivo dell’associazione LibDem Europei) sulla liberalizzazione delle licenze dei taxi.

E infine ieri sono stato ospite al TG 4 dove sono intervenuto su diversi temi: dalla guerra in Israele al caso Crosetto, passando per molte questioni di politica interna.

Direi che per ora è tutto, appuntamento fra 15 giorni.

Un abbraccio,

Luigi



sabato 25 novembre 2023

Lucca: Consiglio Comunale aperto su Sandro Pertini

Mercoledì 6 dicembre a Lucca, Consiglio Comunale aperto sul Presidente emerito Sandro Pertini.

Sono stato invitato e sono molto lieto di parteciparvi come Riformisti di Think Tank Reformists

Come Socialista da sempre sono entusiasta di poter parlare di uno dei più grandi Socialisti Riformisti della Storia europea, Eroe della Resistenza, Medaglia d’oro al Valor Militare, Presidente di tutti gli Italiani, trascinato in una squallida bega di cortile, per odio di parte.  

Sara presente anche il Sindaco di Stella, paese natale di Pertini, una iniziativa che ho molto apprezzato.

Spero che molti di voi siano presenti a questo importante Consiglio, ecco l’invito.

Alla cortese attenzione del Dott. Colucci,

Il Presidente del Consiglio comunale della Città di Lucca, Enrico Torrini, è lieto di invitarLa ad intervenire alla seduta in forma aperta del Consiglio comunale avente all'ordine del giorno “Intitolazione di una strada a SANDRO PERTINI: nuova valutazione alla luce di una disamina storica della sua figura e del suo operato”.

La seduta del Consiglio sopra indicato si terrà mercoledì 6 dicembre 2023 alle ore 15:00 (inizio previsto per le ore 15.30) presso la Sala delle Adunanze consiliari di Palazzo Santini, via Cesare Battisti n. 14 - Lucca.

In allegato la convocazione della seduta.







domenica 12 novembre 2023

Disegno di Legge costituzionale per l'introduzione dell'elezione diretta del premier: una comparazione dei testi, di Paolo Razzuoli

TTR pubblica un lavoro certosino del Prof.Paolo Razzuoli sul disegno di legge costituzionale per l'elezione diretta del premier, per una migliore comprensione del testo presentato dal Governo

Il tema delle riforme costituzionali è stato ampiamente trattato su queste pagine, giacché è tornato all’ordine del giorno del dibattito politico.  

In varie riflessioni, si è cercato di inserire il tema delle riforme all'interno del più vasto scenario politico-culturale attuale, sottolineando come sia imprescindibile una particolare attenzione alla temperie in cui viviamo, stante le interconnessioni fra essa e gli effetti dei vari meccanismi istituzionali.

In questa direzione vanno - per fare alcuni esempi - le riflessioni di Maurizio Grassini, di Berto Corbellini Andreotti, di Paolo Buchignani e di altri che hanno scritto articoli pubblicati anche su questo sito.

Io stesso, nei miei articoli, ho chiaramente indicata una traccia divergente con la strada imboccata dal Governo: una strada di cui da tempo si conosceva il traguardo, che risulta peraltro confermato nel Disegno di Legge Casellati, approvato dal Consiglio dei Ministri qualche giorno fa.

Una proposta pasticciata e piena di paradossi, come peraltro ben descritto in due lucidi commenti pubblicati da importanti quotidiani:

Uno a firma di Angelo Panebianco - pubblicato sul Corriere della Sera del 6 novembre scorso; l'altro a firma Claudia Fusani - pubblicato sul Riformista il giorno successivo.

Questa volta quindi nessun commento. Per aiutare la lettura e comprensione del testo del DdL, propongo invece ai lettori di questo blog una comparazione fra la versione attuale degli articoli della Costituzione coinvolti, e quella modificata dal testo di riforma.

Credo che sia un modo semplice ed immediato per comprenderlo in ogni suo aspetto.

Il titolo del Disegno di Legge - che si compone di cinque articoli - è "Disegno di legge costituzionale “Introduzione dell’elezione popolare diretta del

Presidente del Consiglio dei Ministri e razionalizzazione del rapporto di fiducia”.

Vediamolo nel dettaglio.

Testo del DdL

 Articolo 1 (Modifica dell’articolo 59 della Costituzione)

Il secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione è abrogato.

Comparazione

Art. 59 attuale

È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.

Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

Articolo 59 modificato

È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.

Testo del DdL

Articolo 2 (Modifica dell’articolo 88 della Costituzione)

Al primo comma dell’articolo 88 della Costituzione sono soppresse le parole “o anche una sola di esse”.

Comparazione

Articolo 88 attuale

Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.

Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.

Articolo 88 modificato

Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere.

Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.

Testo del DdL

Articolo 3 (Modifica dell’art. 92 della Costituzione)

L’articolo 92 della Costituzione è sostituito dal seguente:

“Il Governo della Repubblica è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.

Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio assegnato su base nazionale garantisca ai candidati e alle liste collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri il 55 per cento dei seggi nelle Camere. 

Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura.

Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri.”.

Comparazione

Articolo 92 attuale

Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.

Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.

Articolo 92 modificato

Il Governo della Repubblica è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.

Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio assegnato su base nazionale garantisca ai candidati e alle liste collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri il 55 per cento dei seggi nelle Camere. 

Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura.

Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri.

Testo del DdL

Articolo 4 (Modifica dell’art. 94 della Costituzione)

All’articolo 94 della Costituzione sono apportate le seguenti modifiche:

A) Il terzo comma è sostituito dal seguente: “Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel

caso in cui non venga approvata la mozione di fiducia al Governo presieduto dal Presidente eletto, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il Governo. Qualora anche quest’ultimo non ottenga la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere.”;

B) dopo l’ultimo comma è aggiunto il seguente: “In caso di cessazione dalla carica del Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica può conferire l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento al Presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all'indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il Governo del Presidente eletto ha chiesto la fiducia delle Camere.”

Comparazione

Articolo 94 attuale

Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.

Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.

Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.

Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.

La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

Articolo 94 modificato

Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.

Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.

Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel caso in cui non venga approvata la mozione di fiducia al Governo presieduto dal Presidente eletto, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il Governo. 

Qualora anche quest’ultimo non ottenga la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere.

Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.

La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

In caso di cessazione dalla carica del Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica può conferire l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento al Presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all'indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il Governo del Presidente eletto ha chiesto la fiducia delle Camere.”

Testo del DdL

Articolo 5 (Norme transitorie)

Fino al termine del loro mandato, i senatori di diritto a vita nominati ai sensi del previgente secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione restano in carica.

La presente legge costituzionale si applica a decorrere dalla data del primo scioglimento delle Camere, successivo alla data di entrata in vigore della disciplina per l’elezione del Presidente del Consiglio dei Ministri e delle Camere.

Brevissimo finale

Spero che non vi siate annoiati...

E' pur vero che il progetto di riforma non andrà in fondo, ma certo scrivere un pasticcio del genere......

Lucca, 7 novembre 2023



venerdì 3 novembre 2023

COSTA-MARATTIN A LUCCA IL 20 NOVEMBRE


PER PRENOTARE IL POSTO NELLA SALA DEL TRONO

questo è il link da usare...se nella prenotazione aggiungi la tua mail ti viene data conferma

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-fisco-e-giustizia-da-liberali-insieme-si-puo-lucca-751631428837 



venerdì 27 ottobre 2023

Luigi Marattin: la Newletter n.32 ottobre 2023

 TTR pubblica la nuova newsletter di Marattin, anche per ricordare che Luigi Marattin sarà in lucchesia a fine novembre. Tenetevi pronti.

Newsletter #32
11 - 27 ottobre 2023

Care amiche e cari amici,
Bentornati all’appuntamento con la newsletter.

Una newsletter speciale che vi scrivo da Madrid dove sono in missione presso il Senato spagnolo con la delegazione italiana per la Conferenza Interparlamentare sulla governance dell’Unione Europea. Si parla di un argomento cruciale per i prossimi anni: la riforma del Patto di Stabilità e Crescita, e cioè delle regole fiscali che sovrintendono il corretto funzionamento dell’Unione Monetaria Europea. E qui potete vedere il mio intervento di ieri

Nell’ultima mail che vi ho mandato vi avevo annunciato che il mio tour per l’Italia con Enrico Costa, “Fisco e Giustizia da liberali” avrebbe fatto tappa a Savignano e poi a Milano. E sono lieto di poterle definire entrambe riuscitissime: Solo posti in piedi a Savignano, nel profondo nord-ovest, grazie alla comunità liberal-democratica locale, ai partiti che ne fanno parte e ai tanti che cercano una casa politica stabile, forte e competitiva nei confronti di conservatori e populisti. Milano, invece, era la prima tappa in una grande città e anche lì la comunità liberal-democratica ha risposto alla grande. Lasciatemi ringraziare Francesco Verderami (grande firma politica del Corriere della Sera) che è venuto appositamente da Roma e la comunità liberal-democratica milanese per il preziosissimo aiuto nella buona riuscita della serata. A breve comunicheremo le date di novembre.

In questi giorni ho rivolto un appello, purtroppo inascoltato, al governo sulla sua politica fiscale. Gli ho detto una cosa molto semplice: “Le tasse si riducono quando si hanno i soldi per farlo in modo strutturale e permanente, anche per far sì che l’intervento abbia il massimo effetto possibile sull’economia”.
Per chi volesse approfondire l’argomento può leggere la mia intervista a il Sole 24 Ore, ascoltare quella che ho rilasciato a Radio Anch’io https://twitter.com/marattin/status/1714179844592853070 o vedere quella a Radio Radicale.

Una delle cose che più mi lascia perplesso e che trovo profondamente sbagliata nella legge di bilancio è che per il governo se lavori e porti a casa 2400 euro al mese, sei ricco, se invece hai ereditato un po’ di titoli di Stato e vivi di rendita, allora puoi mandare i figli gratis all’asilo. L’ho spiegato bene a Sky Economia e più specificamente in questo passaggio.

Per chi volesse approfondire il tema della legge di bilancio:
-qui spiego perché sembra scritta da Landini e Fratoianni.
-qui vi spiego come Salvini e Meloni, dopo un decennio di propaganda abolizionista, hanno
ripristinato la versione “dura” della legge Fornero.
-qui e qui invece vi spiego che nonostante la propaganda, il governo procede spedito con il pignoramento sprint sui conti correnti.

Fatemi però ritagliare un piccolo spazio dedicato all’onestà intellettuale. Chi mi conosce sa che preferisco sempre parlare con dati e numeri alla mano, ed ecco perché non temo smentite quando dico che fra tante critiche che si possono rivolgere a questa legge di bilancio l’unica che è priva di fondamento è quella secondo la quale ci sarebbero dei tagli alla sanità. Lo spiego qui, qui e qui.

A Torino ho partecipato al Congresso Nazionale dei Commercialisti dove si è parlato molto e approfonditamente di riforma fiscale. Noi la delega l’abbiamo votata e proprio per questo se vi diciamo che la partenza per la sua applicazione non è delle migliori dovreste fidarvi. Qui per chi vuole approfondire. 

Lo scorso week end si sono celebrate le elezioni suppletive a Monza, le elezioni provinciali in Trentino-Alto Adige e le comunali a Foggia. Qui una mia parziale “analisi del voto”. 

Stamattina invece ho fatto una intervista a Radio24, sulla vicenda del “prelievo dai conti corrente” nei confronti degli evasori fiscali: io penso che ci siano due modi di far politica: il primo è cavalcare le situazioni, caricaturizzandole, per (cercare di) ottenere qualche consenso, il secondo è affrontare i problemi per quello che sono, e provare a risolverli nel modo migliore possibile, dato il contesto. E io non ho mai avuto dubbi su quale scegliere. Ascoltatela qua.

Passando a cose meno serie, la politica da talk show è stata funestata dall’Affaire Giambruno.
Francamente al riguardo non ho niente da dire se non questo.

Un abbraccio, Luigi.




sabato 21 ottobre 2023

Think Tank Reformists – “Blog Pensatoio-culturale”

Visto la crescente attività del Blog, anche nella realizzazione di incontri pubblici di approfondimento culturale, politico e sociale ho ritenuto opportuno la creazione di un “Brain trust” che presiederà al Blog, composto oltre che da me, Francesco Colucci anche da Riccardo Lorenzi, Francesco Poggi e Paolo Salvetti.

 


mercoledì 18 ottobre 2023

Obiettivo "Democrazia governante": alcune considerazioni dopo uno scambio di vedute a cena. un articolo del Prof. Paolo Razzuoli

I recenti articoli pubblicati da questo sito sul tema della crisi della democrazia e della necessità di trovare un'alternativa al bipopulismo, hanno suscitato interesse e stimolato polemiche. Non può ovviamente che farmi piacere, visto che suscitare dibattito e riflessione è l'unico scopo di questa iniziativa.

Ebbene, qualche sera fa, nel corso di una ottima cena, ho avuto un interessante scambio di vedute con un amico fornito di una non comune esperienza politica, sul tema della Legge Elettorale e della stabilità dei governi.

Discussione che ha preso le mosse dai miei recenti articoli, primo fra questi "Obiettivo Democrazia governante: qualità della politica e riforme istituzionali".

Il mio interlocutore partiva dal presupposto che la ricerca della stabilità dei governi è l'obiettivo primario da perseguire attraverso le necessarie riforme istituzionali. Obiettivo sicuramente importante, sia in ragione della cronica instabilità dei nostri governi (e non solo quelli della stagione repubblicana), sia in ragione della complessità del tempo che viviamo, che richiede politiche di ampio respiro che solo governi stabili possono aspirare a mettere in campo.

Ma da solo il concetto di stabilità non basta: occorre capire a quali obiettivi politici tale presupposto è finalizzato. In primo luogo la stabilità occorre coniugarla con l'aggettivo "democratica": i governi più stabili sono quelli dittatoriali e/o le autocrazie: naturalmente il mio interlocutore non auspicava affatto tali sbocchi.

Poi, fattore non certo secondario, la stabilità va altresì coniugata con la sussistenza di un progetto politico chiaro di cui la stabilità è il mezzo e non il fine.

Ecco perché utilizzo il termine "Democrazia Governante": condizione di cui la stabilità rappresenta un fattore sicuramente indispensabile, anche se non sufficiente.

Comunque, anche in risposta a certe posizioni anche presenti nel mondo accademico, che hanno urlato all'allarme democratico ogni qualvolta si è cercato di intervenire per la ricerca di una maggiore stabilità dei governi, rispondo con Piero Calamandrei che nel 1946 ebbe a dire: «Le dittature sorgono non dai governi che governano e che durano, ma dall'impossibilità di governare dei governi democratici».

Quindi la più convinta adesione alla ricerca della stabilità dei governi, ma unitamente alla consapevolezza della necessità di affiancarla a progetti politici chiari, non demagogici, pertanto non inquinati dalle tossine ammorbanti del populismo che oggi si propone come il più insidioso pericolo per la tenuta delle istituzioni di democrazia rappresentativa.

Dalle nostre democrazie occidentali, stanno venendo preoccupanti segnali di crisi, che riguardano anche democrazie consolidate quali quella statunitense

o inglese. Sino a qualche anno fa si parlava di esportare le istituzioni di democrazia liberale; ora mi pare che il nostro problema sia quello di riuscire a conservarle, non solo da attacchi esterni ma, a mio avviso ancor peggio, dal tarlo delle insidie interne.

Il tema della crisi della democrazia e dei fattori che la determinano assume, a mio modo di vedere, priorità su qualsiasi altro. Una condizione, a mio avviso, molto diversa da quella - adesempio - degli anni '90.

La lettura del contesto risulta quindi fondamentale: lo dico prendendo a prestito John Stuart Mill "le regole non sono né dovrebbero essere di obbligo eterno, ma variano e devono variare più o meno da un'epoca all'altra, man mano che le coscienze delle nazioni diventano più illuminate e cambiano le esigenze della società politica».

Ecco perché negli anni '90 ho sostenuto il sistema maggioritario mentre ora sono paladino del proporzionale.

Il tema della crisi della democrazia è ovviamente molto complesso e non può essere ricompreso nello spazio di queste riflessioni:

Per decenni, il connubio tra democrazia liberale e capitalismo ha garantito benessere e prosperità. Oggi, l'assetto politico ed economico dell'Occidente è minato da diseguaglianze, populismi e politiche identitarie. Invecchiamento e denatalità, una bassa crescita economica e flussi finanziari e migratori mal ponderati alimentano il disagio sociale. Contesti geopolitici, tecnologici ed energetici in rivoluzione fanno il resto, erodendo le democrazie dall'interno.

E sempre dall'interno le democrazie vengono minate dalla disaffezione al voto, dalla perdita di rappresentatività degli organi della rappresentanza popolare a partire dal Parlamento, dalla crisi dei partiti, dalla perdita di credibilità della politica che sempre più viene percepita (con molte ragioni) come occasione di busines, dalla sconnessione fra rappresentati e rappresentanti, da una classe politica solo protesa alla ricerca del consenso immediato quindi incapace di far sognare un futuro, insomma da quei sintomi che danno ragione ad Emilio Gentile che afferma che "la democrazia rappresentativa si sta trasformando in democrazia recitativa", quindi in una democrazia finta.

«Si può eliminare facilmente una vera dittatura, ma è difficilissimo eliminare una fìnta democrazia» - Efisio Melis (1919).

Poi l'influenza dei social ed in genere del circo mediatico, campagne elettorali inquinate da roboanti ed improbabili promesse, l'appiattimento sempre crescente sul presente a scapito della progettazione di un futuro, il disprezzo del merito e della competenza in una fase di estrema difficoltà come l'attuale. Insomma una delicatissima sovrapposizione di fattori favorevoli per premiare la vacuità dei demagoghi anziché la serietà di coloro che si sforzano di dare risposte alle inquietudini del presente con la necessità di pensare alle prossime generazioni.

Contesti ben fotografati nei risultati delle elezioni tenutesi ultimamente in vari paesi europei e non solo, che hanno visto l'affermazione di movimenti populisti, ancorché ammantati da vari colori, a volte rossi, a volte bruni, o altrimenti variopinti.

Un imbarbarimento e radicalizzazione dello scontro politico, che oggi costituisce il campanello d'allarme più eloquente del cattivo stato di salute delle istituzioni della democrazia rappresentativa un po' ovunque nel mondo occidentale, che l'ha creata e sviluppata.

Dando per buono il fattore della radicalizzazione dello scontro politico, ne consegue che il sistema maggioritario non potrà che premiare le posizioni più radicali. I sistemi maggioritari funzionano infatti quando le forze centripede rappresentano un fondamentale fattore di equilibrio: fattore che viene meno allorché a prevalere sono invece le componenti estreme.

Il tema vero mi pare che sia quindi quello di mettere ai margini le forze populiste, quale che sia il loro colore, in favore di alleanze democratiche e di alternativa ai populismi, che solo un sistema elettorale di impianto proporzionale (ovviamente con i necessari correttivi per evitare eccessive frammentazioni), può favorire.

Ovviamente purché si sappia ridare dignità alle istituzioni democratiche a partire dal Parlamento, il quale dovrà ritrovare la capacità di dare senso e dignità alle necessarie mediazioni che, se condotte seriamente, sono cosa ben diversa dagli inciuci e dalle conventicole.

Il focus torna quindi sul tema della qualità della politica, da cui nessuna seria azione di rilancio della vita democratica può prescindere. Affrontare seriamente un tema significa anzitutto comprenderlo e definirne gli ambiti. L'antidoto alla cattiva qualità della politica può essere soltanto la buona qualità della politica. Le riforme istituzionali servono, ma guai ad affidarsi ad esse con un approccio "palingenetico": le riforme istituzionali possono certo servire, ma solo in presenza dei necessari presupposti politico-culturali.

Il discorso ci riporta ad un interrogativo ineludibile: può una democrazia rappresentativa funzionare in assenza di partiti organizzati? Quale peso ha, nella attuale crisi democratica, il dissolvimento dei partiti così come concepiti nel periodo migliore del funzionamento delle istituzioni di democrazia rappresentativa?

Ed ancora: come possiamo coniugare la democrazia quale strumento di governo della complessità contemporanea con la necessità di accrescere il livello di consapevolezza del corpo elettorale?

 ed ora alcune considerazioni sul versante delle riforme istituzionali.

Anzitutto un paradosso. Mentre a livello di narrazione pubblica sembrerebbe condivisa l'idea del rafforzamento dei poteri del governo centrale, gli esiti dei vari referendum confermativi di riforme costituzionali sono andati nella direzione opposta. E' questo il caso del referendum del 2001 sulla riforma del Titolo quinto, varata dal centro-sinistra; è il caso del referendum sul taglio dei parlamentari del 2020, frutto della temperie antipolitica.

Anche l'attuale maggioranza sembra voler proporre una propria riforma di impianto presidenzialista: strada su cui già ho avuto modo di esprimere le mie perplessità, non foss'altro per i segnali preoccupanti provenienti da paesi con alle spalle solidissime tradizioni presidenzialistiche.

Indipendentemente dal merito, sarà ben difficile che l'eventuale riforma possa superare lo scoglio del referendum confermativo, inevitabile visti i numeri parlamentari.

Quindi la proposta sembra più uno spot elettorale che una concreta scelta di modernizzazione del nostro assetto istituzionale, di cui si avverte peraltro la necessità.

La strada giusta, a mio modo di vedere, era quella della riforma del Governo Renzi, incagliatasi nelle secche del referendum confermativo del 2016. Per quella riforma mi sono a suo tempo speso senza risparmio; sono ancora convinto che la bocciatura sia stata una iattura per il Paese.

In quel progetto di riforma i temi importanti c'erano tutti, ovviamente con soluzioni possibili nella situazione data: Titolo V, superamento del bicameralismo paritario, rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio ed altro ancora. C'era anche il combinato con una buona legge elettorale, dico buona e, guarda caso, mai usata.

Penso che questi temi ancora costituiscano gli ancoraggi da cui partire, ove si voglia seriamente proporre un progetto riformatore e non uno slogan elettorale.

Ma non è necessario partire dalla Costituzione; alcune strade utili, a partire da una nuova Legge Elettorale che consenta ai cittadini di riappropriarsi del potere di scelta dei loro rappresentanti, sono possibili con procedura ordinaria, quindi percorribile purché una maggioranza parlamentare lo voglia.

Poi altri aggiustamenti regolamentari possibili e, fattore fondamentale, prendere coscienza che vanno superate quelle condotte politiche che più hanno contribuito a diffondere i germi dell'antipolitica.

Ma gli interrogativi - sicuramente i più inquietanti - sono quelli attorno alla crisi ed al futuro della democrazia.

Le cause della crisi sono molteplici e complesse. Occorre farne oggetto di un dibattito molto serio: promesse non mantenute? Degenerazioni dovute al rapporto fra ricerca del consenso e nuovi media? Crisi dei partiti quali strumenti di formazione, di selezione della classe dirigente e di intermediazione fra società e strutture di governo? Perdita di credibilità della politica e diffusione dell'antipolitica? Presenza di elementi affaristici nella condotta politica di molti? Degenerazione "inevitabile" o frutto dell'inerzia nella lettura dei segnali dei tempi? Incapacità di governare le nuove sfide a cui la politica è chiamata?

Interrogativi complessi, a cui ovviamente non so dare risposta, ma che costituiscono il più fertile terreno di confronto per la lettura della contemporaneità.

Ma un interrogativo si erge su tutti gli altri. Quale futuro per la democrazia?

e "Quale futuro per la democrazia" è il titolo di un saggio di Alessandro Magnoli Bocchi recentemente pubblicato da Il Sole 24 Ore.

E' un saggio che si legge bene; termino queste mie considerazioni con il consiglio di leggerlo.

 Lucca, 17 ottobre 2023

Paolo Razzuoli



 

mercoledì 13 settembre 2023

Alternativa al bipopulismo: una proposta da cui partire, di Paolo Razzuoli

TTR, dopo la pausa estiva, riprende la pubblicazione di interventi e contributi di chi crede e lavora ancora per la costuzione di una alternativa Liberale e Riformista, al nefasto duopolio destra-sinistra in Italia e in Europa.

Siamo - in verità ormai da tempo - in una strana e complessa fase della nostra vita politica, in cui i protagonisti sembrano più attori di teatro che non consapevoli portatori delle responsabilità derivanti dal loro delicato ed insostituibile ruolo.

In questa società dell'"apparire" più che dell'"essere", il dibattito pubblico viene sempre più indirizzato su aspetti appariscenti (anche se di sovente marginali) delle tematiche, anziché essere stimolato sui veri temi attorno ai quali si giocano i destini dei popoli.

Uso il plurale poiché questa deriva non è solo italiana; una deriva che dà ragione allo storico Emilio Gentile, che parla della deriva delle democrazie rappresentative, che sempre più assumono i connotati di "democrazie recitative".

 E ancora una volta ritorna il delicato tema del populismo e dei pericoli che oggi corrono le istituzioni di democrazia liberale nel mondo occidentale, che di esse è stato la culla. Tema che peraltro già è stato affrontato su questo sito con vari scritti, e che ritengo sia di assoluta attualità per cui ci torneremo sopra. 

Tema che va affrontato con rigore storico-scientifico, e non con slogan buoni solo per la solita fastidiosa fuffa elettorale.

Una trattazione che può sembrare astratta, stante i numerosi problemi contingenti con cui debbono quotidianamente confrontarsi gli italiani (inflazione, inadeguatezza della sanità pubblica, inefficienze e di tanto in tanto anche sopprusi della burocrazia, caro bollette, lavoro povero e precario e via dicendo).

Ma astratta non appare laddove si provi a riflettere attorno ai fattori che muovono - nel ciclo medio-lungo - la storia.

Penso che nell'attuale fase del dibattito politico italiano, dimostrare di saper affrontare questi temi con rigore, serietà e senza ipocrisie, possa costituire un ingrediente fondamentale della sua credibilità.

Mandare un messaggio di alternativa al bipopulismo destro e sinistro, significa anzitutto, a mio modo di vedere, indicare proposte concrete e credibili da cui prendere le mosse per contrastare l'impianto ideologico di fondo su cui il populismo poggia: la contrapposizione del popolo alla classe dirigente, il deprezzamento della competenza, l'insofferenza per le procedure della democrazia, insomma tutto l'armamentario di cui si nutre l'antipolitica.

Un armamentario sicuramente pericoloso, i cui effetti nefasti sono sotto gli occhi di tutti, e non solo in Italia.

E con onestà credo vada riconosciuto che l'antipolitica è stata ampiamente alimentata da atteggiamenti trasversali (nessuno può quindi scagliare la prima pietra), che hanno visto la classe politica sempre più protesa ad autosostenersi, anziché impegnata ad accrescerne la rappresentatività, la dignità, il rinnovamento.

Tanto per intenderci, se da un lato sono profondamente convinto della necessità di fronteggiare la deriva populista, (proprio a partire dai suoi ancoraggi ideologici), sono altrettanto convinto che negli ultimi decenni gli assunti ideologici del populismo siano stati fortemente spinti con il carburante di cui si è alimentata la classe politica di governo e di opposizione.

Solo due esempi: 

1) l'espropriazione del corpo elettorale della possibilità di scegliere veramente i suoi rappresentanti, con leggi elettorali con liste bloccate; 

2) promesse elettorali inattuabili, veicolate con messaggi rivolti più alle pance che alle teste, che a lungo andare presentano il conto creando una diffusa delusione e sfiducia.

A questi due esempi aggiungerei il tema della crisi dei partiti, che ha lasciato in eredità un gruppetto di "club a conduzione personale", che fa sì che una oligarchia formata da un ristrettissimo nucleo di persone sia di fatto "padrona" della composizione del Parlamento.

Se l'analisi è corretta, la conseguenza è che proprio da qui occorre partire per elaborare una proposta politica alternativa: un'occasione che si offre a quelle forze che stanno cercando di organizzarsi per contrastare le derive populiste di destra e di sinistra.

Un'occasione che potrebbe rivelarsi preziosa, poste le contraddizioni/ambiguità che stanno sempre più emergendo nella coalizione di destra, e la deriva populista in cui si sta impigliando il Pd, che pur ha avuto un fondamentale ruolo per la tenuta delle nostre istituzioni di governo.

In un articolo recentemente pubblicato da Il Riformista, e ripreso anche da questo sito, intitolato "Il centro e il civismo: per bandire il bipolarismo selvaggio e unire chi non si riconosce più nella politica attuale", Giorgio Merlo esordisce:

 "Devono essere almeno due gli asset decisivi in grado di fare decollare una vera e propria “politica di centro”. 

Da un lato il ruolo e la funzione delle culture politiche storiche, dall'altro, proprio il vasto ed articolato mondo del “civismo”.

 Asset su cui concordo, ma ne aggiungo un altro che - a mio modo di vedere - è prioritario: è la necessità di intrapprendere un'azione seria e coerente per ridare dignità e rappresentatività alle istituzioni di democrazia rappresentativa, partendo ovviamente dal Parlamento.

E aggiungo di dar vita ad uno strumento di confronto e decisione politica che recuperi i migliori aspetti della nostra tradizione partitica, ovviamente coniugandoli ai più virtuosi tratti della contemporaneità.

E qui faccio cenno ad un tema che meriterebbe un serio approfondimento, non possibile in questa sede: quello del ruolo dei partiti per il corretto funzionamento della democrazia rappresentativa. Un po' semplificando, il quesito è: può funzionare la democrazia senza il ruolo di mediazione dei partiti fra elettorato ed istituzioni?

Tema che richiede una riflessione seria, per comprendere a pieno aspetti dell'attuale deriva populista e, nel contempo, provare ad immaginare una strategia seria per superarla.

Riprendendo il filo del discorso, quindi due ambiti di azione: uno che potrei definire interno, e che riguarda l'organizzazione dello strumento "partito" che dovrà essere decisamente alternativo ai "club a conduzione personale" di questi ultimi decenni". L'altro, diciamo esterno, che dovrà partire proprio da una chiara azione politica finalizzata a ridare dignità e rappresentatività alla principale istituzione di democrazia rappresentativa, che è il Parlamento.

 Per questo non è necessario imbarcarsi in complicate e difficilmente realizzabili riforme costituzionali, che possono nascondere anche gravi pericoli nel caso di eccessivo rafforzamento dei poteri di organi monocratici. E' sufficiente una seria riforma della Legge Elettorale, che consenta nuovamente agli elettori di scegliere i loro rappresentanti e consenta quindi di riconnettere gli eletti agli elettori.

E aggiungo una legge di impianto proporzionale, recuperando dignità al ruolo di mediazione politica di un Parlamento nuovamente rappresentativo.

Le Leggi Elettorali seguono l'iter delle leggi ordinarie, quindi non richiedono procedure particolarmente complesse, così come richieste invece dalle riforme costituzionali.

In astratto non nego che sarebbe giunto il tempo di metter mano ad alcuni aggiustamenti del nostro sistema istituzionale. Il tema è però molto complesso, e dopo lo sciagurato fallimento della riforma proposta dal Governo Renzi, mi pare che il dibattito sia stato punteggiato più da slogan elettorali che da un vero pensiero giuridico-istituzionale capace di partorire una proposta coerente con le vere necessità, a partire dalla consapevolezza della netta separazione esistente fra le debolezze istituzionali e la cattiva qualità della politica.

Mi pare che così debbano essere giudicate (semplici slogan elettorali) le due ipotesi di cui si parla: quella presidenzialista della destra, e quella del premierato (sindaco d'Italia) proposta da altri.

Ci sono in Italia le condizioni per lo sviluppo di una forza liberal-riformista che si ponga alternativamente al bipopulismo imperante?

In teoria potrebbero anche esserci, anche se, per ragioni ben note, il contesto non risulta facile. Credo però che l'esito sarà condizionato dalla capacità di proporre agli elettori qualcosa di estremamente chiaro che faccia sentire il cambiamento di passo rispetto a temi diffusamente sentiti nella società civile.

Ebbene, il tema della rappresentatività e dignità del Parlamento è sicuramente fra questi.

E' un tema a cui il dibattito pubblico è sensibile, ed è un tema a cui le forze politiche non potranno sottrarsi. E' un tema quindi derimente, per una forza che ambisca a portare un vento di novità nella storia di questo Paese.

Certo a ragione Giorgio Merlo nel richiamare il ruolo delle culture politiche e del civismo quali componenti di radicamento di una nuova cultura di centro.

Ma il tema della dignità e rappresentatività delle istituzioni di governo non è certamente da meno.

Anzi, è proprio da qui che penso debba prendere le mosse una proposta che ambisca a ridare un po' di fiducia nella politica: passo fondamentale per cercare di arginare le derive che rischiano di minare le fondamenta delle istituzioni di democrazia liberal-rappresentativa.

 Poi l'altro tema a cui già ho fatto cenno: quello dell'organizzazione del partito. 

Non c'è bisogno di ricorrere a citazioni di illustri Padri Costituenti per dire che l'idea che si ha di partito rispecchia quella che si ha di società. E' sufficiente far notare che aderendo ad una associazione è deltutto ovvio che si aspiri a contribuire a determinarne le scelte e la classe dirigente. E anche qui una forza veramente nuova dovrà decisamente voltare pagina, rispetto alla prassi sempre più diffusa che attribuisce ai vertici, anziché alla base, la scelta della guida ai livelli locali e centrali.

Sono temi che vanno affrontati senza ambiguità ed ipocrisie. Sono temi su cui penso si giocherà la credibilità - se vedrà la luce - di un progetto politico liberal-riformista. qualcuno mi chiede di tanto in tanto se sono ottimista o pessimista. Sinceramente non saprei dire.

Credo che di un siffatto progetto la società italiana avrebbe un fortissimo bisogno, ma non saprei dire se le forze in campo sono sufficienti e se lo vogliono percorrere con la necessaria determinazione e coerenza.

L'ipocrisia nella politica italiana è sempre dietro l'angolo. E termino queste mie riflessioni ad alta voce proprio con due citazioni sull'ipocrisia: la prima è di Omero: “Per me odioso, come le porte dell'Ade, è l'uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un'altra.”

La seconda è di Giulio Andreotti: “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.”