mercoledì 13 settembre 2023

Alternativa al bipopulismo: una proposta da cui partire, di Paolo Razzuoli

TTR, dopo la pausa estiva, riprende la pubblicazione di interventi e contributi di chi crede e lavora ancora per la costuzione di una alternativa Liberale e Riformista, al nefasto duopolio destra-sinistra in Italia e in Europa.

Siamo - in verità ormai da tempo - in una strana e complessa fase della nostra vita politica, in cui i protagonisti sembrano più attori di teatro che non consapevoli portatori delle responsabilità derivanti dal loro delicato ed insostituibile ruolo.

In questa società dell'"apparire" più che dell'"essere", il dibattito pubblico viene sempre più indirizzato su aspetti appariscenti (anche se di sovente marginali) delle tematiche, anziché essere stimolato sui veri temi attorno ai quali si giocano i destini dei popoli.

Uso il plurale poiché questa deriva non è solo italiana; una deriva che dà ragione allo storico Emilio Gentile, che parla della deriva delle democrazie rappresentative, che sempre più assumono i connotati di "democrazie recitative".

 E ancora una volta ritorna il delicato tema del populismo e dei pericoli che oggi corrono le istituzioni di democrazia liberale nel mondo occidentale, che di esse è stato la culla. Tema che peraltro già è stato affrontato su questo sito con vari scritti, e che ritengo sia di assoluta attualità per cui ci torneremo sopra. 

Tema che va affrontato con rigore storico-scientifico, e non con slogan buoni solo per la solita fastidiosa fuffa elettorale.

Una trattazione che può sembrare astratta, stante i numerosi problemi contingenti con cui debbono quotidianamente confrontarsi gli italiani (inflazione, inadeguatezza della sanità pubblica, inefficienze e di tanto in tanto anche sopprusi della burocrazia, caro bollette, lavoro povero e precario e via dicendo).

Ma astratta non appare laddove si provi a riflettere attorno ai fattori che muovono - nel ciclo medio-lungo - la storia.

Penso che nell'attuale fase del dibattito politico italiano, dimostrare di saper affrontare questi temi con rigore, serietà e senza ipocrisie, possa costituire un ingrediente fondamentale della sua credibilità.

Mandare un messaggio di alternativa al bipopulismo destro e sinistro, significa anzitutto, a mio modo di vedere, indicare proposte concrete e credibili da cui prendere le mosse per contrastare l'impianto ideologico di fondo su cui il populismo poggia: la contrapposizione del popolo alla classe dirigente, il deprezzamento della competenza, l'insofferenza per le procedure della democrazia, insomma tutto l'armamentario di cui si nutre l'antipolitica.

Un armamentario sicuramente pericoloso, i cui effetti nefasti sono sotto gli occhi di tutti, e non solo in Italia.

E con onestà credo vada riconosciuto che l'antipolitica è stata ampiamente alimentata da atteggiamenti trasversali (nessuno può quindi scagliare la prima pietra), che hanno visto la classe politica sempre più protesa ad autosostenersi, anziché impegnata ad accrescerne la rappresentatività, la dignità, il rinnovamento.

Tanto per intenderci, se da un lato sono profondamente convinto della necessità di fronteggiare la deriva populista, (proprio a partire dai suoi ancoraggi ideologici), sono altrettanto convinto che negli ultimi decenni gli assunti ideologici del populismo siano stati fortemente spinti con il carburante di cui si è alimentata la classe politica di governo e di opposizione.

Solo due esempi: 

1) l'espropriazione del corpo elettorale della possibilità di scegliere veramente i suoi rappresentanti, con leggi elettorali con liste bloccate; 

2) promesse elettorali inattuabili, veicolate con messaggi rivolti più alle pance che alle teste, che a lungo andare presentano il conto creando una diffusa delusione e sfiducia.

A questi due esempi aggiungerei il tema della crisi dei partiti, che ha lasciato in eredità un gruppetto di "club a conduzione personale", che fa sì che una oligarchia formata da un ristrettissimo nucleo di persone sia di fatto "padrona" della composizione del Parlamento.

Se l'analisi è corretta, la conseguenza è che proprio da qui occorre partire per elaborare una proposta politica alternativa: un'occasione che si offre a quelle forze che stanno cercando di organizzarsi per contrastare le derive populiste di destra e di sinistra.

Un'occasione che potrebbe rivelarsi preziosa, poste le contraddizioni/ambiguità che stanno sempre più emergendo nella coalizione di destra, e la deriva populista in cui si sta impigliando il Pd, che pur ha avuto un fondamentale ruolo per la tenuta delle nostre istituzioni di governo.

In un articolo recentemente pubblicato da Il Riformista, e ripreso anche da questo sito, intitolato "Il centro e il civismo: per bandire il bipolarismo selvaggio e unire chi non si riconosce più nella politica attuale", Giorgio Merlo esordisce:

 "Devono essere almeno due gli asset decisivi in grado di fare decollare una vera e propria “politica di centro”. 

Da un lato il ruolo e la funzione delle culture politiche storiche, dall'altro, proprio il vasto ed articolato mondo del “civismo”.

 Asset su cui concordo, ma ne aggiungo un altro che - a mio modo di vedere - è prioritario: è la necessità di intrapprendere un'azione seria e coerente per ridare dignità e rappresentatività alle istituzioni di democrazia rappresentativa, partendo ovviamente dal Parlamento.

E aggiungo di dar vita ad uno strumento di confronto e decisione politica che recuperi i migliori aspetti della nostra tradizione partitica, ovviamente coniugandoli ai più virtuosi tratti della contemporaneità.

E qui faccio cenno ad un tema che meriterebbe un serio approfondimento, non possibile in questa sede: quello del ruolo dei partiti per il corretto funzionamento della democrazia rappresentativa. Un po' semplificando, il quesito è: può funzionare la democrazia senza il ruolo di mediazione dei partiti fra elettorato ed istituzioni?

Tema che richiede una riflessione seria, per comprendere a pieno aspetti dell'attuale deriva populista e, nel contempo, provare ad immaginare una strategia seria per superarla.

Riprendendo il filo del discorso, quindi due ambiti di azione: uno che potrei definire interno, e che riguarda l'organizzazione dello strumento "partito" che dovrà essere decisamente alternativo ai "club a conduzione personale" di questi ultimi decenni". L'altro, diciamo esterno, che dovrà partire proprio da una chiara azione politica finalizzata a ridare dignità e rappresentatività alla principale istituzione di democrazia rappresentativa, che è il Parlamento.

 Per questo non è necessario imbarcarsi in complicate e difficilmente realizzabili riforme costituzionali, che possono nascondere anche gravi pericoli nel caso di eccessivo rafforzamento dei poteri di organi monocratici. E' sufficiente una seria riforma della Legge Elettorale, che consenta nuovamente agli elettori di scegliere i loro rappresentanti e consenta quindi di riconnettere gli eletti agli elettori.

E aggiungo una legge di impianto proporzionale, recuperando dignità al ruolo di mediazione politica di un Parlamento nuovamente rappresentativo.

Le Leggi Elettorali seguono l'iter delle leggi ordinarie, quindi non richiedono procedure particolarmente complesse, così come richieste invece dalle riforme costituzionali.

In astratto non nego che sarebbe giunto il tempo di metter mano ad alcuni aggiustamenti del nostro sistema istituzionale. Il tema è però molto complesso, e dopo lo sciagurato fallimento della riforma proposta dal Governo Renzi, mi pare che il dibattito sia stato punteggiato più da slogan elettorali che da un vero pensiero giuridico-istituzionale capace di partorire una proposta coerente con le vere necessità, a partire dalla consapevolezza della netta separazione esistente fra le debolezze istituzionali e la cattiva qualità della politica.

Mi pare che così debbano essere giudicate (semplici slogan elettorali) le due ipotesi di cui si parla: quella presidenzialista della destra, e quella del premierato (sindaco d'Italia) proposta da altri.

Ci sono in Italia le condizioni per lo sviluppo di una forza liberal-riformista che si ponga alternativamente al bipopulismo imperante?

In teoria potrebbero anche esserci, anche se, per ragioni ben note, il contesto non risulta facile. Credo però che l'esito sarà condizionato dalla capacità di proporre agli elettori qualcosa di estremamente chiaro che faccia sentire il cambiamento di passo rispetto a temi diffusamente sentiti nella società civile.

Ebbene, il tema della rappresentatività e dignità del Parlamento è sicuramente fra questi.

E' un tema a cui il dibattito pubblico è sensibile, ed è un tema a cui le forze politiche non potranno sottrarsi. E' un tema quindi derimente, per una forza che ambisca a portare un vento di novità nella storia di questo Paese.

Certo a ragione Giorgio Merlo nel richiamare il ruolo delle culture politiche e del civismo quali componenti di radicamento di una nuova cultura di centro.

Ma il tema della dignità e rappresentatività delle istituzioni di governo non è certamente da meno.

Anzi, è proprio da qui che penso debba prendere le mosse una proposta che ambisca a ridare un po' di fiducia nella politica: passo fondamentale per cercare di arginare le derive che rischiano di minare le fondamenta delle istituzioni di democrazia liberal-rappresentativa.

 Poi l'altro tema a cui già ho fatto cenno: quello dell'organizzazione del partito. 

Non c'è bisogno di ricorrere a citazioni di illustri Padri Costituenti per dire che l'idea che si ha di partito rispecchia quella che si ha di società. E' sufficiente far notare che aderendo ad una associazione è deltutto ovvio che si aspiri a contribuire a determinarne le scelte e la classe dirigente. E anche qui una forza veramente nuova dovrà decisamente voltare pagina, rispetto alla prassi sempre più diffusa che attribuisce ai vertici, anziché alla base, la scelta della guida ai livelli locali e centrali.

Sono temi che vanno affrontati senza ambiguità ed ipocrisie. Sono temi su cui penso si giocherà la credibilità - se vedrà la luce - di un progetto politico liberal-riformista. qualcuno mi chiede di tanto in tanto se sono ottimista o pessimista. Sinceramente non saprei dire.

Credo che di un siffatto progetto la società italiana avrebbe un fortissimo bisogno, ma non saprei dire se le forze in campo sono sufficienti e se lo vogliono percorrere con la necessaria determinazione e coerenza.

L'ipocrisia nella politica italiana è sempre dietro l'angolo. E termino queste mie riflessioni ad alta voce proprio con due citazioni sull'ipocrisia: la prima è di Omero: “Per me odioso, come le porte dell'Ade, è l'uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un'altra.”

La seconda è di Giulio Andreotti: “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.”

 


 

 

lunedì 11 settembre 2023

SEGNA LA DATA DI MARTEDI’ 3 OTTOBRE ORE 18.

Lucca: Incontro con 

Mario Pardini Sindaco di Lucca e 

Giorgio Del Ghingaro, Sindaco di Viareggio, 

per discutere

“Finalmente un rapporto collaborativo fra Lucca e Viareggio. 

Prospettive e Proposte.”

 Introdurrà e Presiederà il dibattito 

Rodolfo Pasquini, Presidente Confcommercio Lucca e Massa. 

Faranno domande giornalisti delle principali testate lucchesi. 

L’evento è organizzato da Think Tank Reformists, autonomo Blog "Pensatoio-Politico-Culturale".






martedì 5 settembre 2023

Think Tank Reformists: si riparte!

Con la ripresa dell’attività politica TTR ha messo in cantiere due dibatti che riteniamo di attualità: uno di carattere locale, uno nazionale.

Il dibattito locale vedrà impegnati il Sindaco di Lucca, Mario Pardini e il Sindaco di Viareggio, Giorgio del Ghingaro su un tema di grande attualità:

“Finalmente un nuovo rapporto collaborativo fra Lucca e Viareggio. Prospettive e Progetti”

Introdurrà e Presiederà il dibattito, Rodolfo Pasquini, Presidente Confcommercio di Lucca e Massa.

Giornalisti delle maggiori testate locali faranno domande e considerazioni.

Il dibattito si terrà alla fine di settembre, comunicheremo per tempo data, ora e luogo del dibattito.

Il secondo dibattito verterà su un tema nazionale di grande attualità: la Riforma elettorale.

Per programmare questo dibattito dovremmo attendere l’uscita, ormai prossima, della proposta di modifica della legge elettorale, da parte del Governo Meloni, che molti osservatori anticipano come assai vicina a quella di Matteo Renzi, sul Sindaco d’Italia. Un motivo in più per dibattere.

Appena pubblicata la proposta del Governo, fisseremo la data del dibattito e comunicheremo i conferenzieri.

Francesco Colucci, 3480533233