La decisione dei sindacati degli statali di indire uno sciopero nazionale di tutti i lavoratori della pubblica amministrazione il prossimo 9 dicembre, per il rinnovo dei contratti di lavoro dimostra, una irresponsabilità collettiva vergognosa.
Questa Pandemia ha diviso l’Italia in due.
Da una parte milioni di persone costrette a non lavorare, non
guadagnare, a chiudere le attività economiche, a mendicare sussidi parziali,
avendo davanti a sé un futuro molto incerto e drammatico per la prevista perdita
del lavoro per un milione e oltre di persone.
Dall’altra gli impiegati pubblici, statali, regionali,
comunali, garantiti nello stipendio, nelle ferie, nelle malattie, che spesso
non lavorano più in presenza negli uffici, ma comodamente da casa.
Siamo fuori da ogni morale di convivenza civile: Lo Stato
Italiano, con l’aiuto dell’Europa, è impegnato allo spasimo a cercare denari,
anche sfondando ogni record di debito pubblico, per cercare di salvare
l’economia del paese e per far sopravvivere i non garantiti: i lavoratori
licenziati, quelli in cassa integrazione, quelli obbligati a chiudere le loro
attività, con un futuro di difficile riapertura.
I Sindacati dei garantiti, nel lavoro e nello stipendio,
dichiarano uno sciopero perché, il Governo, ha messo poche risorse per
rinnovare i loro contratti.
Nessuno contesta il diritto al rinnovo del proprio contratto
di lavoro, ma in questa Pandemia, ci sono opportunità e sensibilità che
meritano rispetto.
Nel pubblico impiego, vi sono lavori e priorità differenti: il Governo ha il dovere di riconoscere subito ristori economici e non solo, a coloro che sono impegnati sul campo in questa Pandemia, con lavori gravosi e pericolosi per la vita: come il personale della sanità, delle forze dell’odine, della protezione civile, della scuola.
Così come deve pensare prioritariamente agli indifesi: ai pensionati
al minimo e ai portatori di handicap, ai cassaintegrati, a chi perde e perderà
il proprio lavoro, alle aziende che chiudono.
In questa tragica Pandemia avere un lavoro sicuro in un
Ministero, in una Regione, Provincia, Comune è come aver rinnovato un contratto
eccezionale i cui effetti economici possono essere serenamente rinviati a tempi
migliori.
Dispiace infine la mancanza di buon gusto anzi l’inverecondia
nella data scelta dai Sindacati, per lo sciopero: mercoledì 9 dicembre.
Il 6 dicembre è domenica, l’8 dicembre festa nazionale, un giorno di ferie o di malattia lunedì 7 (non per Milano dove il 7 è già festa per il Patrono) e si fa pure, un rilassante ponte. Ripensateci!!
Francesco Colucci, Riformisti x Italia Viva
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