Liberali è uno dei due corni su cui si sta creando il nuovo partito che Calenda, Renzi e noi tutti vogliamo costruire.
La domanda che ci poniamo se Liberali serve a indicare la
separazione dall’altra grande famiglia politica europea, Socialisti o a aprire
al mondo radicale e laico oppure vuole veramente coniugare una nuova politica
Liberale, che ha, nei partiti e nei governi del mondo occidentale, molte
sfaccettature.
Negli anni si sono avvicendate molte scuole di pensiero su
questo tema, da “laissez-faire” fino al neoliberismo.
Su tutte primeggia un Pensatoio il “Mont Pelerin Society” che
è un'organizzazione internazionale composta da economisti, intellettuali e
uomini politici, riuniti per promuovere il libero mercato e la «società
aperta».
Una Think Tank universalmente riconosciuta come eccellenza,
ma molto “riservata e esclusiva”, i cui lavori e studi sono conosciuti da
pochi al mondo.
Ispirata da Walter Lippmann, venne istituita nella Svizzera
francese nel 1947 da 36 fra economisti, storici, filosofi, riunitisi presso il
centro termale di Mont Pelerin.
Gli obiettivi dell'associazione sono chiari nei sei punti
dello statuto:
· analisi della crisi del pensiero
liberale;
· ridefinizione del ruolo dello stato;
· lotta all'uso della storia per fini
ostili al liberalismo;
· riformulazione delle leggi per la
protezione dei diritti privati da gruppi e individui che li minaccino;
· promozione di standard minimi non
ostili al funzionamento del libero mercato;
· creazione di un ordine internazionale
che salvaguardi la pace, la libertà e le relazioni economiche internazionali.
Nei decenni successivi il potere ed il prestigio della
società sono incrementati anche grazie agli otto premi Nobel assegnati ai
suoi membri, tra i quali figurano Milton Friedman e Friedrich von Hayek.
L'associazione è così diventata il baluardo del liberismo.
L'influenza della Mont Pelerin Society si è allargata anche
attraverso associazioni minori istituite da membri della stessa, riuscendo
ad inserire membri e simpatizzanti in ruoli politici o economici chiave dei
governi occidentali.
Tra i 76 consiglieri economici di Reagan, 22 erano membri
della Mont Pelerin Society.
Tra i suoi membri figurarono anche Luigi Einaudi e Bruno Leoni, Antonio Martino, Domenico da Empoli, Alberto Mingardi, Angelo Maria Petroni, Flavio Felice.
Carlo Calenda e Matteo Renzi fanno riferimento a loro nell’indicare: Liberale?
Il dibattito è aperto e per facilitarlo e contestualizzarlo pubblichiamo un prezioso saggio del Prof. Maurizio Grassini dal titolo “Pensiero Neo-liberale”
Nella seconda metà dell”800, nel cuore dell’impero
austro-ungarico, un professore di Vienna, Carl Menger, concentrò le sue
riflessioni sul comportamento dell'individuo in ambito economico; fu così che,
insieme ai suoi allievi, diede vita alla Scuola austriaca e alla nascita
dell’economia neoclassica.
Carl Menger una volta acquisita la cattedra presso
l'università di Vienna, si distinse per la sua totale dedizione alla ricerca e
alla didattica: un professore a tempo pieno.
I| suoi allievi, invece, aspiravano a qualche incarico universitario ma, soprattutto, ambivano a ruoli di funzionari pubblici nella burocrazia imperiale e nel mondo degli affari.
Si trattava di posizioni molto prestigiose per i valori dominanti nella borghesia allora trionfante.
Per questi economisti viennesi l’insegnamento universitario
poteva essere, al più, un secondo lavoro.
Ad esempio, i famosi allievi di Menger, Eugene Boemhm-Bawerk
e Friedrich Wieser sospendevano le loro occupazioni pubbliche solo per brevi
periodi che dedicavano a impegni accademici; ciò nonostante, diedero un
contributo fondamentale alla nascita e consolidamento della scuola austriaca di
economia.
Questi allievi, pur non essendo professori a tempo pieno,
coltivavano con continuità il confronto e la circolazione delle idee, frutto
della loro iniziativa come studiosi e come docenti, all’interno di ‘circoli’
molto elitari, dove si discutevano le riflessioni in una modalità che, oggi,
definiremmo seminariale.
La scuola austriaca assunse così la forma di un'università
diffusa in punti di incontro che includevano anche i famosi caffè viennesi.
Con la caduta dell'impero austro-ungarico e l'avvento
nell’Europa centrale di ostilità antisemite sempre più energiche, le nuove
generazioni della Scuola austriaca, che annoverava numerosi ebrei, affrontarono
una diaspora alleviata dal loro congenito cosmopolitismo e dal sostegno
economico di istituzioni come la Rockefeller Foundation.
Ebbene, anche nei nuovi luoghi dove poterono proseguire la
loro vita di studiosi, alcuni professori della Scuola austriaca mantennero la
tradizione del ‘circolo’ istituendone numerosi anche nei paesi di immigrazione.
Un po' per la mancanza del sostegno del diverso contesto
culturale di cui soffrirono come immigrati e soprattutto per l’affermarsi di
nuove teorie economiche, col tempo, gli economisti della scuola austriaca
videro scemare la loro popolarità.
I due esponenti più rappresentativi di questa generazione,
Friedrich von Hayek e Ludwig von Mises, reagirono mediante la scrittura di
opere che dovevano rappresentare l'approdo del pensiero della scuola austriaca;
Hayek compose The Pure Theory of Capital (La Teoria Pura del Capitale)
pubblicato nel 1941 e Mises pubblicò in tedesco Nationaloekonomie nel 1940.
Entrambe le opere furono accolte con disinteresse.
La tradizione della Scuola austriaca di economia si era
esaurita e, con la scuola, anche la ragion d’essere dei ‘circoli’. I| tempi
stavano cambiando.
Negli anni tra le due guerre mondiali erano emersi mutamenti
che minavano i consueti assunti sul funzionamento dell'economia, assunti su cui
si fondavano le speculazioni di molte scuole economiche compresa quella
austriaca.
La struttura del sistema economico teorizzato con cui si
sostenevano i vantaggi e quindi la superiorità dell’economia concorrenziale
pura, il laissez-faire, non aveva alcun riscontro agli occhi dell’attento
osservatore. La società era divenuta ancor più complessa e recenti
sconvolgimenti quali l’avvento del New Deal negli Stati Uniti travolti dalla
crisi del 1929, stimolarono riflessioni e ripensamenti sui fondamenti del
governo dell’economia e sulla forma dello Stato: il cosiddetto Colloquio Walter
Lippmann ne rappresenta l'episodio emblematico.
Il giornalista e saggista Walter Lippmann raccolse le sue
riflessioni in un libro con un lungo titolo esplicativo che in seguito divenne
citato semplicemente come The Good Society.
Preso come base di discussione, nel 1938 a Parigi si
riunirono poco più di una ventina di intellettuali (americani, molti francesi,
svizzeri, olandesi e tra questi Hayek) che approfondirono i temi trattati nel
libro.
A questo episodio si attribuisce l’associazione del
liberalismo al laissez-faire e, per contrasto, la nascita-del neoliberalismo.
Alla fine del secondo conflitto mondiale, Hayek mostrò il suo
orientamento verso l’analisi interdisciplinare della società con un saggio che
lo rese famoso: The Road to Serfdom (La via alla Schiavitù).
La sua tesi può essere così sintetizzata: se tu dai una mano
alla Stato, questo ti prende un braccio, poi ti succhia l’anima e da cittadino
ti riduce a suddito.
In verità il merito del successo va ascritto anche al riassunto del libro
pubblicato sul Reader's Digest con una prosa che raggiunse l'americano medio
insofferente di tre lustri tra New Deal ed economia di guerra.
La versione originale in inglese con struttura sintattica
tedesca difficilmente avrebbe avuto tanto successo.
Hayek divenne famosissimo e colse i vantaggi di tanta
popolarità per fondare di nuovo un ‘circolo”: il Mont Pèlerin Society.
L'associazione, tuttora attiva, prese il nome dal paese dove
39 intellettuali (tra questi anche un italiano: Carlo Antoni) provenienti dalle
due sponde dell’Oceano atlantico, nel 1947, sotto la regia di Friedrich von
Hayek, parteciparono alla sua riunione inaugurale.
Sin dalla fondazione, Hayek, considerato l’ideatore della
società, conferì alla Mont Pèlerin Society la dote iniziale dei principi
economici, filosofici e politici della scuola economica austriaca.
L'associazione presentava alcuni caratteri dei circoli viennesi:
la selezione-cooptazione e la riservatezza.
Senza dubbio Mont Pèlerin Society è classificabile come think
tank.
Questa scuola nacque distinguendosi dall’economia classica di
stampo anglosassone rappresentata dai contributi fondamentali di Adam Smith, Davide
Ricardo e Carl Marx.
Mentre l’economia classica indagava sulla formazione della
ricchezza, sui vantaggi del commercio, su problematiche demografiche, sulle
conseguenze politiche della divisione del lavoro nonché sulla definizione di
capitale e valore, la” il Mont Pèlerin Society” — nei suoi incontri annuali —
affronta e dibatte —così dichiara nella sua home page -— relazioni e rapporti
di comune interesse che sono ‘letti, discussi e criticati’.
Di tutto questo nulla traspare in forma ufficiale fuori dalle
sale degli alberghi dove usualmente si svolgono gli incontri annuali; inoltre,
i soci sono così tanto cultori dell’individualismo — la pietra angolare del
tempio della scuola austriaca di economia — da vincolarsi a esprimere fuori dai
loro incontri solo le proprie idee senza fare riferimento alcuno a quelle degli
altri sodali.
Si tratta dunque, di un'istituzione molto particolare
nell'universo dei think tank che, invece, hanno la missione di condividere il
confronto delle idee che essi promuovono nella più ampia trasparenza.
Come, ad esempio, gli Amici del Mondo che organizzavano
convegni di cui si dava la massima apertura e se ne coltivava la memoria
pubblicandone gli atti; ancora oggi possiamo menzionare le idee che fecero
circolare.
Della Mont Pèlerin Society si sa soprattutto che è un tempio
del neoliberalismo e che è impegnata nello studio dei problemi della società
libera.
Una società attiva e longeva di cui si può arguire che i suoi membri non testimoniano le loro idee con la parola ma con l’esempio.
Maurizio Grassini
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