Pubblichiamo un approfondito saggio di Gennaro Malgeri sulla storia recente delle Destra edito su “formiche.net” del 24 febbraio 2023.
Lo pubblichiamo perché sia di riflessione a tutti coloro che
a sinistra continuano a credere che la Destra sia solo qualche gruppetto di
scalmanati picchiatori, analfabeti e impreparati, da spazzar via con un soffio.
Continuando a pensare così, facendo solo chiasso con
battaglie di antifascismo retrò, il Governo Meloni rimarrà per una ventina di
anni.
Solo una buona conoscenza dei nostri avversari potrà portarci a elaborare strategie politiche più sofisticate per sconfiggere elettoralmente questa destra, che fra Berlusconi, Salvini e Meloni è già da più di vent’anni, sia pure con intervalli di centro-sinistra, che governa l’Italia.
La Destra è un fenomeno articolato che non si può ridurre a
un monolite, ma è piuttosto un poliedro nel quale le diverse sfaccettature si
compongono in un quadro d’assieme, dando vita a un soggetto plurale e diffuso.
Gennaro Malgieri, attraverso la lettura di tre volumi,
racconta cosa è stata, cosa è e cosa sarà la Destra in Italia
Per comprendere cosa sta accadendo a Destra, la sua
evoluzione in senso conservatore, le dinamiche che la stanno rendendo
protagonista della scena politica non soltanto in Italia, è necessario risalire
storicamente a ciò che è stata e ai suoi esponenti di primo piano, oltre alla
militanza dei decenni trascorsi. Si capirà così che la Destra, prima di essere
un soggetto politico definito, determinato e individuabile, è un sentimento
morale e culturale che si sostanzia di valori a-temporali.
Essere o sentirsi di Destra non vuol dire appartenere
necessariamente ad un soggetto politico, ad una forza elettoralmente organizzata,
ad una formazione competitiva tra le altre. Certo, può assumere anche queste
connotazioni, ma prioritariamente è una riconoscibile visione del mondo e della
vita , ispirata da un forte impulso a difendere e ad affermare tutto ciò che è
incedibile e non negoziabile, sia spiritualmente che culturalmente e
politicamente.
La profondità della Destra così percepita assume le fattezze
di una soggettività “biologica” che come tale tende a conservarsi. Pertanto,
qualificarla come conservatrice non è un espediente per separarla da altre
qualificazioni come nazionale, sociale, solidarista, rivoluzionaria,
tradizionalista, reazionaria, sindacalista, ecc. nessuna delle quali è
infondata o fuori posto.
Sono definizioni che hanno ragioni e giustificazioni assolutamente legittime, ma che tuttavia non comprendono pienamente il senso della Destra nella sua complessità.
Il sentimento morale e culturale che essa racchiude è
radicato nel tempo e nella storia; dunque, raccoglie in sé tanto la discendenza
dalla religiosità come principio generatore della civile convivenza, quanto dal
passato storico che ha formato la coscienza umana e le istituzioni pubbliche e
private.
La Destra, dunque, è un fenomeno articolato che non si può
ridurre ad un monolite, ma è piuttosto un poliedro nel quale le diverse
sfaccettature si compongono in un quadro d’assieme dando vita ad un soggetto
plurale e diffuso, del quale la composizione, che può sembrare contraddittoria,
in realtà interseca le anime che la compongono dando vita a qualcosa che potremmo
definire, qualificare, denominare Oltre la Destra, giusto il titolo del libro
pubblicato da Eclettica, a cura dell’Istituto Stato e Partecipazione che scandaglia, attraverso le storie di alcuni dei più qualificati
esponenti del Movimento Sociale Italiano, la singolare soggettività politica di
un partito che ci riporta ad un mondo che sarebbe sbagliato cancellare, per
comodità, demagogia e opportunismo.
E invece, come raccontano le pagine messe insieme da
Francesco Carlesi, promotore di questa antologia di sentimenti e di battaglie
civili e politiche, di spiritualità vissuta nell’agone dello scontro e
dell’incontro con altre esperienze storico-politiche, la Destra esiste, c’è,
tanto più che è penetrata nel profondo e nelle fibre della società italiana
fino a farsi governo nel 2022, dopo l’assaggio dell’esperienza del 1994 e del
2008.
Oltre la destra, dunque, da Costamagna ad Almirante, da Rasi
a Tripodi, da Accame a Rauti, da Massi ai tradizionalisti evoliani, dagli
“attualisti” gentiliani ai “corporativisti impazienti” di Ugo Spirito, dai
sindacalisti di Roberti rinnovanti la grande tradizione del sindacalismo
rivoluzionario al realismo politico di Augusto De Marsanich, di Arturo
Michelini e di Ernesto De Marzio, da Beppe Niccolai a Teodoro Buontempo, si può
dire, come scriveva Rasi, che tutti erano contro le etichette, lo stesso MSI lo
era, al di là della destra e della sinistra, anche se per ovvie esigenze
politiche si collocava a destra. Rasi sintetizzava così questo incredibile caleidoscopio:
“Si trattava di destra politica, non economica; di destra dinamica di ordine
sociale e non di cristallizzazione dei privilegi; destra che persegue l’ordine
morale e giuridico, non come difesa di rendite improduttive ma come azione
etica, certezza del diritto, e recupero del senso dello Stato e della Nazione.
Potrebbe essere utile una definizione del tipo destra politica e sinistra
sociale, intendendo con l’uno l’ordine nella libertà e con l’altra la
partecipazione nella giustizia”.
Dagli scritti che compongono questo libro – che raccoglie gli
scritti di Amorese, Bozzi Sentieri, Carlesi, De La Vásquez, Fabbri, Guarente,
Malgieri, Marenghi, Naso, Scaraglino – viene fuori non soltanto una storia, ma
una visione del mondo articolata che origina dalla reazione alla Grande
rivoluzione che spaccò l’ordine tradizionale, elevò l’ateismo a religione dei
popoli, desacralizzò millenari usi e costumi, abolì, grazie alla Loi Le
Chapellier, i corpi intermedi, tessuto connettivo delle società europee.
Allo scandalo della devastazione dei principi imperniati
sulla dignità della persona, sulla centralità dello Stato e della Nazione,
sulla religione come fattore culturale prima che fideistico si levò un
“conservatorismo rivoluzionario” al quale movimenti raminghi per le contrade
d’Europa si oppose. Conservatore per i principi che intendeva difendere;
rivoluzionario per la modernità e la concretezza della sua azione contro lo
sfacelo e perfino reazionario nel reagire alla distruzione di un mondo.
La Destra nasce da tutto questo.
Restaurazione, Tradizione, Sindacalismo, Nazionalismo,
Corporativismo come rinascita dei corpi intermedi: ecco la conservazione che si
fa innovazione.
Tutto ciò è Oltre la Destra nel senso indicato per come i
protagonisti biografati l’hanno interpretata. E se poi la Destra diventa di
popolo, patriottica per definizione, nazional-conservatrice per il naturale
percorso compiuto, presidenzialista ecco che una nuova storia incomincia e
coloro che l’hanno iniziata nel nostro tempo possiamo dirli profeti di una
nuova avventura.
Il libro è ricco di riflessioni che fanno giustizia del
becero “luogocomunismo” della sinistra la cui recrudescenza negli ultimi tempi
ci ha non poco stupiti. I profili raccolti in queste pagine sono la
testimonianza di una classe dirigente colta, visionaria, intellettualmente
dotata che non si dedicava al “politicantismo” occasionale, ma corroborava
l’azione politica di un pensiero che affondava le radici in una vasta cultura,
soprattutto filosofica, storica ed economica.
Al riguardo, Almirante, Romualdi, Tripodi, De Marzio,
Roberti, Niccolai, Rauti, soltanto per citare i politici-intellettuali più
attivi ed interessanti, cui possiamo affiancare gli uomini di cultura che non
disdegnavano l’impegno politico pur non praticandolo a tempo pieno, come
Costamagna, Accame, Erra, Siena, Gianfranceschi, Sermonti, Massi, Rasi –
soltanto per fare alcuni nomi – non erano soltanto politici, a diverso titolo,
ma pensatori che vivevano la politica attraverso un’elaborazione intensa. Basti
pensare al fatto che diedero vita a quelli che oggi chiamiamo laboratori
intellettuali (altrove think tank’s), per renderci conto del primato della
cultura che con vigore sostenevano.
L’Inspe, il Centro di vita italiano, l’Istituto di Studi
Corporativi, il Cidas, unitamente ad una miriade di riviste d’alto profilo a
cui il MSI affidava il proprio messaggio, furono gli strumenti per costruire
una Destra tutt’altro che vuota, secondo la vulgata corrente e per renderci
conto di quanto dispiegamento d’intelligenza dobbiamo riconoscere.
Ad una Destra che ha saputo nel tempo essere tale, fino ad
andare “oltre se stessa”, qualificandosi nei modi richiamati, al di là degli
stereotipi della politica ottocentesca, non si può dire altro che le sue radici
sono ben salde ed il suo tronco è in grado di reggere le più impetuose
intemperie, come la sua storia ampiamente ha dimostrato.
E se Oltre la Destra raccoglie le personalità più
significative del Msi, nella fiorente letteratura sull’argomento, non possiamo
tralasciare il denso e pressoché indispensabile volume, davvero enciclopedico,
di Federico Gennaccari, 100 personaggi della Destra 1946-2021. Da Almirante a
Giorgia Meloni, con il corredo di altri 200
protagonisti della storia del Movimento Sociale Italiano, di Alleanza Nazionale
e di Fratelli d’Italia. È un libro di consultazione, nel quale non manca un
nome, non viene tralasciato un avvenimento, non si dimentica un particolare
significativo della vita politica e culturale dei biografati e si compone così
il quadro della storia della Destra italiana dal 1946 ai nostri giorni.
Esso colma alcune lacune sul tema e soprattutto sul ruolo di
numerosi importanti esponenti della Destra, molti dei quali dimenticati. Un
lavoro eccellente che soltanto Gennaccari, con la sua proverbiale pazienza e
con la competenza che gli è unanimemente riconosciuta, poteva mettere insieme.
Sono percorsi biografici che raccontano una storia cronologicamente ordinata
sia parlamentare che militante, senza dimenticare le vittime di una campagna
politica segnata da un filo di sangue a testimonianza di una storia assai
drammatica, da Franco De Agazio assassinato dalla Volante rossa nel 1947 a
Milano a Paolo Di Nella ucciso da militanti dei Collettivi autonomi a Roma
in viale Libia nel 1983 mentre affiggeva
manifesti per la tutela del verde pubblico a Villa Chigi: niente di sovversivo,
soltanto di civiltà. Insomma, in queste dense pagine sono riassunte, se così si
può dire, attraverso le biografia perfino dei più “nascosti” dirigenti, la vita
di un partito, voluto da Pino Romualdi, come movimento senza torcicollo per far
partecipare alla vita politica anche i reduci della Repubblica Sociale Italiana
nel nome della pacificazione post-bellica.
Un libro che chiunque voglia comprendere a pieno la storia
della Repubblica dovrebbe leggere, possedere, consultare.
Ma la Destra è stata, come si è detto, anche militanza e
cultura. Sotto il primo aspetto, un libro significativo e molto documentato, è,
I ragazzi del ciclostile. La Giovane Italia, un movimento studentesco contro il
sistema di Adalberto Baldoni e Alessandro Amorese (prefazione di Giorgia
Meloni), nel quale i due autori
raccontano, con dovizia di particolari, i due decenni più significativi del
movimento giovanile di studenti del secondo dopoguerra. Un movimento, nato nel
1950, ha fatto la sua ragione di vita nella difesa della Nazione ispirandosi
agli ideali mazziniani. Il volume si propone di ricostruire, come scrive
Baldoni nella prefazione, “un rilevante squarcio di storia della Destra che non
tutti conoscono. Un passato da prendere come esempio per andare avanti con
coraggio, dedizione, coerenza, intelligenza”. Il tutto avendo chiaro un
concetto, come scrive il coautore Amorese “quello dell’antitesi permanente, cioè
dell’alternativa, netta, alla crescente preponderanza della Sinistra. Da
Destra”. Il volume è di una ricchezza notevole di informazioni, aneddoti,
personaggi, militanza politica, azione nelle scuole. Da leggere insieme con
quello di Gennaccari.
Si diceva che la Destra è stata anche cultura. Un esempio tra
tanti è testimoniato dall’Istituto di Studi Corporativi del quale offre una
storia puntuale Rodolfo Sideri nel libro: Sognando l’alternativa. Animato da Ernesto Massi, Diano Brocchi e
da Gaetano Rasi, una triade di economisti ed intellettuali che spaziavano in
molti campi, l’Istituto fu una fucina, dal 1972 al 1995, di formazione di
giovani “quadri” buona parte dei quali scelse la via politica per dare un contributo
alla Destra alternativa. Emanazione dell’Istituto fu la Rivista di Studi
Corporativi sulle cui pagine, curate da Rasi, si esercitò buona parte della
classe intellettuale della Destra. Le sue elaborazioni furono attente, nella
prospettiva di una società partecipativa, ad ogni aspetto della
contemporaneità, dall’europeismo al nucleare, alla questione demografica, al
regionalismo, alle riforme istituzioni, alla politica internazionale. Un vero e
proprio pensatoio che con la svolta liberista del centrodestra berlusconiano
ammainò le proprie bandiere lasciando un vuoto incolmabile.
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