1986: Socialisti, Liberali e Radicali promuovono la raccolta delle firme per il Referendum sulla Responsabilità Civile dei Magistrati sulla scia della clamorosa vicenda di Enzo Tortora.
La DC e il PCI furono contrari al Referendum, che la Corte
Costituzionale aveva ammesso, fino a provocare elezioni anticipate per non
farlo fare.
Dopo le elezioni il Referendum venne celebrato e nonostante
l’opposizione di DC e PCI fu approvato con più dell’80% dei favorevoli, fra i
votanti.
Il risultato popolare del referendum fu sabotato dopo pochi
mesi, perché la lobby giudiziaria a livello politico, propose una legge
sostitutiva delle norme abrogate, approvata a tamburo battente e l’errore di
Craxi fu di non valutare bene la mistificazione di queste nuove norme.
L’applicazione di questa nuova legge si è rilevata, infatti,
di una tale difficoltà da non produrre praticamente effetti di sorta.
Le toghe continuarono e continuano a godere di una
sostanziale immunità civile.
Adesso i Radicali e la Lega ripropongono un Referendum sulla
responsabilità civile dei Magistrati nonché sulla separazione delle loro
carriere.
Due norme di grande civiltà e giustizia.
Se i quesiti referendari saranno limpidi e non solo
strumentali, i Riformisti fanno appello a Matteo Renzi, perché Italia Viva li
sostenga.
Renzi è un leader sensibile ai mali e i ritardi della Giustizia Italiana, alla presunzione di innocenza dei cittadini, alla garanzia di processi penali in cui accusa e difesa abbiano gli stessi diritti, alla politicizzazione di alcune Procure.
Siamo certi che non vorrà lasciare questa battaglia referendaria di diritti e di civiltà, come bandiera del solo Salvini.
Francesco Colucci, Riformisti per Italia Viva
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