domenica 29 marzo 2020

Riaprire: Come, Quando, Perché.


Il Presidente Mattarella ha chiesto di pensare al futuro, Matteo Renzi ha aggiunto “attenti a non morire di fame”.
E’ un illuso chi pensa che un giorno X tutto finisca e tutto torni magicamente come prima, basta aspettare chiusi in casa.
Le due principali Pandemie che abbiamo vissuto: l’Asiatica 1957/1958 e Hong Kong 1968/1969, che causarono oltre 2 milioni di morti nel Mondo (Fonte Sole24Ore), si svilupparono ognuna per più di due anni e furono sconfitte definitivamente solo dal Vaccino.
Nulla fu chiuso allora. Oggi tutto il Mondo chiude soprattutto perché i soggetti colpiti gravemente devono essere ventilati o messi in terapia intensiva e le strutture sanitarie non sono sufficienti e si creerebbe la necessità di una scelta atroce su chi curare e chi no, giustamente intollerabile nel mondo attuale.
Nessun giorno X in cui tutto finirà e dovremo per forza convivere un bel po’ di tempo con questo Virus che ha colto tutti impreparati.
La reazione organizzativa è stata forte con la costruzione di migliaia di nuovi respiratori e la creazioni di tutti i posti di terapia intensiva possibili, per far funzionare il sistema sanitario in presenza di  un Virus che duri nel tempo. Analogamente occorre ora organizzarsi per il funzionamento dell’economia del nostro Paese, in costanza di Virus, certo attenuato nei contagi ma certamente non scomparso.
Sfatiamo anche l’assunto “tutto chiuso”. Non è vero, oltre l’ovvio settore sanitario, sono aperti fabbriche e negozi, ritenuti indispensabili per la sopravvivenza, nonché l’intero settore Agricolo.
Si tratta di vedere ora come, quando e chi debba ricominciare a stare aperto non per la Sopravvivenza ma per far ripartire il Paese.
E’ necessaria una riflessione senza dogmatismi ma valutando le indicazioni dell’ Istituto Superiore di Sanità, su quali misure di contenimento possono essere messe in campo per riprendere progressivamente e in sicurezza la nostra attività produttiva.
Se fabbriche di plastica, carta, medicinali ed altro possono oggi lavorare non vedo perché non si possa prevedere una graduale ripresa produttiva di altri settori, man mano che si siano attrezzati per la sicurezza dei lavoratori, garantendo distanza sociale e protezioni idonee..
Vi saranno settori che non potranno riaprire per mesi, che potranno essere tutelati e sostenuti adeguatamente solo se altri settori usciranno dal fermo, diminuendo i casi su cui dover intervenire.
Sostenere tutti, adeguatamente e  per lungo tempo non è possibile e rischiamo la rivolta sociale prima e la bancarotta come Stato poi. Non a caso Salvini è l’alfiere di tutto chiuso ad oltranza, proponendo interventi sociali irrealizzabili: punta alla rivolta di piazza, per i suoi pieni poteri e noi dobbiamo scongiurare anche questa apocalisse.
Ragioniamo su quando e cosa può essere riaperto sia pure prorogando, se occorre, la data del 3 aprile.
Importante è fare subito un Piano, pur diluito nel tempo, di riaperture di settori produttivi e commerciali, dando loro certezze nel futuro, attrezzandoli con le indispensabili misure sanitarie di contenimento..
Tre cose devono essere chiare:
Se una attività produttiva o commerciale fallisce non riapre più.
Sbaglia chi si sente sicuro del proprio stipendio o pensione dello Stato, perché se la platea di chi deve essere assistito rimane ampia e infinita nel tempo, sarà gioco forza andare a riduzioni per assicurare qualcosa a tutti, come succede per i Calciatori.
I giovani che rischiano meno per il Virus sono quelli che pagheranno di più in termini di lavoro e di debito Italia, per ogni giorno di ritardo nell’apertura dei settori produttivi e commerciali, che potrebbero ragionevolmente farlo.

Francesco Colucci, Riformisti Toscani per Italia Viva







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