Il Presidente Mattarella ha chiesto
di pensare al futuro, Matteo Renzi ha aggiunto “attenti a non morire di fame”.
E’ un illuso chi pensa che un giorno X
tutto finisca e tutto torni magicamente come prima, basta aspettare chiusi in
casa.
Le due principali Pandemie che
abbiamo vissuto: l’Asiatica 1957/1958 e Hong Kong 1968/1969, che causarono oltre
2 milioni di morti nel Mondo (Fonte Sole24Ore), si svilupparono ognuna per più
di due anni e furono sconfitte definitivamente solo dal Vaccino.
Nulla fu chiuso allora. Oggi tutto il
Mondo chiude soprattutto perché i soggetti colpiti gravemente devono essere ventilati
o messi in terapia intensiva e le strutture sanitarie non sono sufficienti e si
creerebbe la necessità di una scelta atroce su chi curare e chi no, giustamente
intollerabile nel mondo attuale.
Nessun giorno X in cui tutto finirà e
dovremo per forza convivere un bel po’ di tempo con questo Virus che ha colto
tutti impreparati.
La reazione organizzativa è stata
forte con la costruzione di migliaia di nuovi respiratori e la creazioni di
tutti i posti di terapia intensiva possibili, per far funzionare il sistema
sanitario in presenza di un Virus che
duri nel tempo. Analogamente occorre ora organizzarsi per il funzionamento dell’economia
del nostro Paese, in costanza di Virus, certo attenuato nei contagi ma
certamente non scomparso.
Sfatiamo anche l’assunto “tutto
chiuso”. Non è vero, oltre l’ovvio settore sanitario, sono aperti fabbriche e
negozi, ritenuti indispensabili per la sopravvivenza, nonché l’intero settore
Agricolo.
Si tratta di vedere ora come, quando
e chi debba ricominciare a stare aperto non per la Sopravvivenza ma per far
ripartire il Paese.
E’ necessaria una riflessione senza
dogmatismi ma valutando le indicazioni dell’ Istituto Superiore di Sanità, su
quali misure di contenimento possono essere messe in campo per riprendere progressivamente
e in sicurezza la nostra attività produttiva.
Se fabbriche di plastica, carta,
medicinali ed altro possono oggi lavorare non vedo perché non si possa
prevedere una graduale ripresa produttiva di altri settori, man mano che si
siano attrezzati per la sicurezza dei lavoratori, garantendo distanza sociale e
protezioni idonee..
Vi saranno settori che non potranno
riaprire per mesi,
che potranno essere tutelati e sostenuti adeguatamente solo se altri settori
usciranno dal fermo, diminuendo i casi su cui dover intervenire.
Sostenere tutti, adeguatamente e per lungo tempo non è possibile e rischiamo la
rivolta sociale prima e la bancarotta come Stato poi. Non a caso Salvini è l’alfiere
di tutto chiuso ad oltranza, proponendo interventi sociali irrealizzabili:
punta alla rivolta di piazza, per i suoi pieni poteri e noi dobbiamo
scongiurare anche questa apocalisse.
Ragioniamo su quando e cosa può
essere riaperto sia pure prorogando, se occorre, la data del 3 aprile.
Importante è fare subito un Piano, pur
diluito nel tempo, di riaperture di settori produttivi e commerciali, dando
loro certezze nel futuro, attrezzandoli con le indispensabili misure sanitarie
di contenimento..
Tre cose devono essere chiare:
Se una attività produttiva o
commerciale fallisce non riapre più.
Sbaglia chi si sente sicuro del proprio
stipendio o pensione dello Stato, perché se la platea di chi deve essere
assistito rimane ampia e infinita nel tempo, sarà gioco forza andare a riduzioni
per assicurare qualcosa a tutti, come succede per i Calciatori.
I giovani che rischiano meno per il
Virus sono quelli che pagheranno di più in termini di lavoro e di debito
Italia, per ogni giorno di ritardo nell’apertura dei settori produttivi e
commerciali, che potrebbero ragionevolmente farlo.
Francesco Colucci, Riformisti Toscani
per Italia Viva
Concordo si tutto.
RispondiElimina"su"
RispondiElimina