Chi ha ascoltato il discorso di
Salvini non può avere più dubbi su cosa sta cercando di fare in Italia.
Una
sguaiata campagna elettorale permanente fino a raggiungere gli agognati “pieni
poteri”.
Una campagna fatta di slogan surreali aggiungendo alle elezioni
regionali già programmate una serie di Referendum contro ogni decisione del
Parlamento Italiano che legiferi contro i suoi diktat.
“Sfideremo i traditori chiusi nel
palazzo “Se toccheranno i decreti sicurezza raccoglieremo 500 mila firme per il
referendum, raccoglieremo 5 milioni di firme per difendere i sacri confini del
Paese, perché i nostri non sono morti sul Piave per avere i confini
aperti". “Senatori a vita abusivi non eletti da nessuno che hanno votato un
governo di traditori”.
L’obiettivo è chiaro: contrapporre ai
poteri Costituzionali dello Stato il “popolo salviniano” in piazza o a colpi di
referendum, sovreccitando i suoi adepti con slogan sovranisti e populisti.
Abbiamo visto una folla allucinata,
con le foto di Salvini sul petto, insultare il giornalista televisivo Gad
Lerner chiamando “Ebreo, comunista, straccione, massone”.
Tutti insulti di non
lontana memoria.
Abbiamo visto Antonio Naso giornalista di Repubblica minacciato
ed aggredito con pugno alla telecamera mentre faceva il suo lavoro.
Abbiamo
sentito urlare “Mattarella mafioso”, visto l’esposizione di Madonne, Croci,
Rosari, cartelli Dio e Popolo e saluti fascisti.
Il tutto condito con promesse per
gonzi: flat tax al 15% subito e per tutti.
Chi ha letto la Storia Patria non può
non venire in mente il clima creato negli anni ’20 dai fascisti per indebolire
lo Stato e rendere possibile la Marcia su Roma.
Un clima di ricatto, di adunate di
popolo, di violenze verbale e non solo, per forzare l’incarico a Mussolini, che
aveva ottenuto nelle elezioni del 1921, 37 deputati su 535 membri del
Parlamento. Il Governo Mussolini del 1922 segnò l’inizio della fine della
democrazia in Italia. Solo due anni dopo, con una nuova elettorale con premio
di maggioranza, i fascisti ottennero pieni poteri con brogli e violenze inaudite,
la cui denuncia in Parlamento costo la vita del Segretario Socialista
Matteotti, rapito e ucciso da una squadraccia fascista.
Nel 1922 molte colpe furono anche
degli intellettuali e dei politici democratici di allora, divisi e rissosi fra
loro, che sottovalutarono il pericolo fascista.
Credo che oggi tutti i democratici,
ovunque schierati, debbono riflettere su questi avvenimenti.
Anche da posizioni
politiche diverse l’obiettivo prioritario e comune deve essere la difesa dei
valori della Costituzione Italiana, degli organi di democrazia rappresentativa,
della discussione pacata sui problemi della nostra società contrapponendosi al
becero urlare di frasi fatte e del ricercato clima da Bastiglia.
Comunque la pensiamo su questo
Governo dobbiamo aiutarlo a riportare la discussione politica nell’alveo
Costituzionale, affrontando i problemi annosi che, irrisolti, sono stati l’acqua
di vegetazione in cui è nato e sta prosperando il nuovo sovranismo totalitario.
Dobbiamo sostenere una nuova integrazione Europea, scelte di equità sociale, di
lavoro e prosperità aumentando il potere di acquisto delle famiglie.
Non è
l’ora di posizioni intelletual-chic, non è l’ora di sofismi e differenziazioni marginali,
di politiche rigoriste, di richiami all’austerità.
Qui è il gioco la democrazia e la
libera convivenza in Italia, il nostro bene supremo.
Goffredo Mameli ci ha indicato la via: “...stringiamoci a coorte…..l’Italia chiamò”
Nessun commento:
Posta un commento