Il Bar Tessieri in via S. Croce è uno storico e prestigioso locale, con una gestione seria e compassata.
Un Bar per il thè delle cinque e per l’acquisto di chicchi e vini rari.
Abbiano letto di una vicenda che lo riguarda, che se
confermata, sarebbe gravissima.
Violerebbe la Costituzione Italiana agli art. 3 e 27, che
postulano, nel loro combinato disposto, l’applicazione della ragionevolezza
nell’applicazione delle pene e impone altresì che la sanzione comminata debba
essere congrua al fatto come in concreto verificatosi.
Il principio della proporzionalità della pena rispetto al
reato commesso, riaffermato da Cesare Beccaria e fondamento di tutto il Diritto
Italiano e Internazionale, rappresenta un limite cui è soggetta ogni forma di
esercizio del pubblico potere ed un canone di controllo sulle limitazioni dei
diritti fondamentali, con ampi richiami anche nella giurisprudenza delle Corti
europee.
Aver dato un Caffè nel lockdown di Marzo, già punito, con
pena scontata, di multa e chiusura del Bar x 15 giorni, non può essere
ulteriormente sanzionato, a posteriori, con una pena accessoria, il doppio di
quella iniziale, di dubbia legittimità, per una violazione di legge di modesta
portata.
Il nostro ordinamento penale prevede, oltre alle pene principali, le pene accessorie.
Esse, pur essendo disciplinate diversamente, devono
sottostare ai medesimi principi Costituzionali e non possono confliggere con il
requisito di proporzionalità, previsto dalla Costituzione e di recente
valorizzato anche dalle fonti sovranazionali ed Europee.
Soprattutto non possono, normalmente, essere superiori alla
pena principale.
Questo per il Diritto.
Per il Buonsenso, commisurare una pena
accessoria di una chiusura di una attività commerciale nella misura doppia di
quella già scontata oltre le multe, dimostra la insensibilità di alcuni
funzionari pubblici, comodamente assettati al caldo delle loro confortevoli stanze
ad aspettare di riscuotere il lauto stipendio mensile.
Punizioni eccessive e palesemente inique possono mettere a
rischio oggi, anche la pace sociale.
Sempre affermiamo che se c’è una violazione di legge, essa
deve essere punita, ma con proporzionalità al reato commesso e in questa
situazione di disperazione dei non
garantiti, quelli delle partite IVA, anche con moderazione e intelligenza.
Chi nella Pubblica Amministrazione, fa questi errori giuridici e di sensibilità sociale, in momento così delicato, chiunque sia, deve essere chiamato a risponderne e se di nomina politica, si deve dimettere.
Francesco Colucci, Riformisti x Italia Viva
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