domenica 4 agosto 2024

La buona politica: l'unico vaccino per sconfiggere l'antipolitica di Paolo Razzuoli

In un tempo di imperante antipolitica, affermo che la politica è una delle attività umane più nobili e necessarie per la convivenza civile.

Naturalmente occorre intendersi bene sul senso della politica.

Per questo chiedo soccorso all'etimologia: il termine "politica" deriva dal greco classico ed è costituito da due parole: "Polis", la città stato, e "techne",

tecnica o arte. Quindi la politica è l'arte - o la tecnica - di amministrazione della Polis, insomma dello Stato.

Quindi un'attività fondamentale per la convivenza civile, senza la quale nessuna comunità potrebbe vivere in modo armonico ed ordinato. Tanto meno la nostra,

stante le complessità delle società contemporanee.

Infatti Pericle definisce la politica «l'arte di vivere assieme».

Ed Aristotele: politica" significa l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini

partecipano".

 

Se poi sia più una scienza o un'arte, può incuriosire il giudizio di Otto Von Bismarck: "La politica non è una scienza, come molti signori professori s'immaginano,

ma un'arte."

Ma allora perché oggi è così diffuso il rifiuto della politica?

La risposta va ben articolata per evitare populistiche generalizzazioni. Ma certo, nel tempo che viviamo, in Italia ma non solo, credo sia assai palpabile

un processo degenerativo della politica che ha progressivamente allontanato la gente da essa, ma non solo, ha creato una diffidenza ed un rigetto, nel

quale si è progressivamente inoculato il virus del populismo e del sovranismo, estremamente pericolosi per la tenuta delle istituzioni di democrazia rappresentativa.

Dicevo non solo in Italia, anche se solo di essa mi occupo in queste mie riflessioni.

Pur non intendendo in alcun modo affrontare il tema della storia della politica, non può sfuggire che processi di degenerazione di essa sono riscontrabili

sin dai tempi più antichi: Basti pensare alla storia ateniese, che pur della democrazia è stata la culla, ed agli scritti di Tucilide che ne denunciano

la degenerazione.

Inoltre vanno considerate le profonde differenze fra l'esercizio della politica in un sistema autoritario, rispetto al sistema democratico: insomma il

Principe di Machiavelli è tratteggiato in uno scenario totalmente diverso da quello in cui opera un politico in una moderna democrazia liberale quale è,

salvo varie storture, quella italiana.

Se all'uscita dalla seconda guerra mondiale la politica godeva di una forte fiducia, attestata anche dall'elevatissima partecipazione al voto, con il trascorrere

dei decenni questa fiducia si è affievolita, sino a raggiungere gli attuali livelli di guardia. Questa progressiva sfiducia è anche rintracciabile in frasi

di figure celebri:

Enrico Berlinguer: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela.”

Dario Fo: "Come esistono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero esistere benissimo anche dei politici onesti."

Roberto Gervaso: "Buon politico è chi sa mentire; grande politico chi finisce col credere alle proprie menzogne."

Ma una idea di politica molto disinvolta non è certo soltanto un fenomeno dell'oggi. Ne fa fede questa frase di Otto Von Bismarck: "Non si mente mai così

tanto prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia."

Ma riprendendo il filo del discorso, quali sono i principali tratti della degenerazione politica dell'oggi?

Anzitutto una classe politica sempre più interessata ad autoconservarsi anziché essere realmente rappresentativa dell'elettorato. Per ragioni ben note,

l'elettorato è stato privato della possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Ormai da decenni, la scelta della classe politica, soprattutto a livello

parlamentare ma non solo, viene fatta da strettissime consorterie di partito, anch'esse prive di una legittimazione dal basso. Infatti, i partiti si sono

progressivamente trasformati in entità leaderistiche, in cui il coinvolgimento della base o non esiste, o laddove esiste è poco più che un vuoto rituale.

In secondo luogo la politica si sta rivelando sempre più incapace di affrontare le sfide della contemporaneità, quali la globalizzazione, le migrazioni,

l'innovazione tecnologica e digitale, i cambiamenti climatici. Partendo dal presupposto che ciò che importa è la raccolta del consenso, all'elettorato

si cerca di dire ciò che esso si vuol sentir dire, anche dando sfogo alle peggiori pulsioni populiste, quindi di pancia più che di testa. Pulsioni che

nei social trovano un formidabile strumento di diffusione, e nel basso livello culturale dell'elettorato il più fertile terreno di coltura. E' ovvio che,

posto che poi le promesse si rivelano irrealistiche, la sfiducia ed il rigetto risulteranno conseguenti.

A proposito della vacuità delle promesse dei politici, voglio riportare una citazione attribuita al leader sovietico Nikita Chrušcëv: "Gli uomini politici

sono uguali dappertutto. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume."

Chi ha i capelli grigi come me, e ricorda Cruscev, fa un po' fatica ad attribuirgli questa frase; l'ho trovata su Internet e mi è sembrata utile riportarla.

E ancora, i politici sembrano più interessati alle "mosse" per assicurarsi ruoli personali, anziché mettere in primo piano l'impegno per la soluzione dei

problemi dell'agenda politica. Un conto è la "Politica" e altra cosa è il gioco politico. Si ha la netta sensazione che prevalgano, nelle loro scelte,

questioni di ruoli e di posizionamento personale, appunto di gioco politico, in luogo della coerenza di visione politica e di lavoro serio e costante per

l'individuazione delle soluzioni ai problemi.

Intendiamoci bene, come tutte le attività umane, anche la politica ha i suoi strumenti e le sue strategie. La ricerca del potere, quando è considerato lo

strumento per il concreto agire, è deltutto legittimo. Il potere è necessario poiché solo attraverso di esso, è possibile il possesso degli strumenti per

incidere realmente sulle scelte. Quindi il problema non è la ricerca del potere, bensì l'uso che ne viene fatto. Se il potere è finalizzato alla realizzazione

di un progetto politico, è deltutto legittimo che lo si cerchi; se il potere è invece asservito ad interessi di carriera personale, allora è un altro paio

di maniche.

Oggi è sempre più dominante l'impressione che il potere rappresenti uno strumento di conservazione di ruoli e posizioni personali; non stupisce quindi

il rifiuto sempre crescente che serpeggia fra la gente.

Naturalmente voglio tenermi distante da qualsiasi generalizzazione; ma il sentire della gente è questo e, al di là delle buone intenzioni, non sembra ci

sia una autentica presa di coscienza della situazione.

Una sfiducia che si traduce in una crescente astensione dal voto che, alle ultime elezioni europee, ha superato il 50% degli elettori. E' un dato pericoloso,

stante l'affanno in cui si muovono le democrazie liberal-rappresentative; la democrazia va presidiata con la partecipazione; la sua caduta non fa che accrescere

i rischi di una sua involuzione.

Un altro pericoloso dato della crisi è l'assunto populista secondo cui "uno vale uno". In questi decenni, di progressiva accentuazione di pulsioni antipolitiche,

si è demonizzato il professionismo politico. Niente di più falso: la politica è un'attività estremamente impegnativa che richiede studio, costanza, capacità,

sacrificio. Va nettamente distinta la ricerca di ruoli politici quali mezzi di sussistenza, da un professionismo fatto di studio, di lavoro, di impegno

nelle varie sedi in cui la politica viene esercitata.

Va smentita insomma questa frase qualunquista che su Internet ho trovata attribuita a Roberto Benigni: "La politica è l’unico mestiere dove non è richiesto

saper fare niente."

Utile la distinzione di Max Weber: "Ci sono due modi di fare il politico: si può vivere “per” la politica oppure si può vivere “della” politica."

E ancora il grande sociologo tedesco: "la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza e, per questo, richiede l'operato

di appositi professionisti"

Ed infine l'altro assunto populista che pretende di contrapporre una società sana ad una classe politica corrotta (la casta appunto). Niente di più fuorviante.

Sostanzialmente, ogni società ha la politica ed il governo che si merita. Attribuire l'intera responsabilità agli altri è il classico mezzuccio italiano

per sottrarsi dalle proprie responsabilità. Montanelli sagacemente ha scritto: "L’Italia ha la classe politica che si merita. Siamo sicuri che ne troveremmo

di migliori? E se ne trovassimo, che cosa, quale “popolo” rappresenterebbero?"

ho molto indugiato sulla "cattiva politica" giacché, credo, che sia lì che vadano ricercate le principali cause dell'imperante "antipolitica". Credo che

il rigetto della politica possa essere combattuto con un unico vaccino: la "Buona Politica". E mi rendo ben conto che l'inversione di tendenza non è semplice,

poiché richiede la messa in discussione di atteggiamenti e criteri fortemente consolidati.

Tanto difficile che, quasi sempre, si pone l'accento su aspetti secondari dei problemi, in mancanza del coraggio e della determinazione necessari per affrontarne

i tratti salienti.

Altra tentazione è quella di ritenere che i problemi risiedano solo nell'inadeguatezza della nostra architettura istituzionale.

Posto che sono deltutto favorevole a riforme istituzionali fatte con criterio e rispondenti ad obiettivi ben individuati, pongo l'accento sulla necessità

di distinguere con chiarezza i temi istituzionali da quelli della qualità della politica.

Le due traiettorie sono complementari e sarebbe illusorio pensare che problemi tanto complessi possano essere risolti con scorciatoie istituzionali, peggio

ancora se immaginate per ridurre il ruolo di fondamentali istituzioni della democrazia rappresentativa.

In un mio articolo, intitolato "Obiettivo Democrazia governante: Qualità della politica e riforme istituzionali", pubblicato su Fucinaidee nel 2023, ho

cercato di approfondire questi temi. Correlato a questo contributo allego il testo di quelle riflessioni.

Quindi rapidamente, quali possono essere le traiettorie di una nuova "Buona Politica"?

Ridare rappresentatività alla classe politica ripristinando meccanismi di reale scelta da parte dell'elettorato;

Individuazione di un personale politico adeguato, anche professionalmente, sapendo che ciò implica anche il riconoscimento di un adeguato compenso;

Ed ancora, scelta di un personale politico che sappia sottrarsi alla "dittatura del presente" dei sondaggi, e che sappia immaginare una prospettiva di

ampi orizzonti per le sfide della contemporaneità;

ed infine, scelta di un personale politico che sappia far buon uso del potere (è da animelle candide demonizzare l'esercizio del potere), utilizzandolo

non quale strumento di sistemazione personale, ma quale mezzo necessario per dare concretezza alla propria visione politica.

Poche parole sui partiti, che pur sono uno strumento fondamentale per l'esercizio della democrazia: superamento degli attuali partiti leaderistici, tornando,

se pur con le diversità implicite nelle trasformazioni dei tempi, a forze organizzate attorno a leader e non a padroni legittimati dalla base degli iscritti,

che sappiano riprendere il loro ruolo di strutture intermedie fra società ed istituzioni, e che riprendano anche il ruolo di fucine per la formazione della

classe dirigente.

E' questa una illusoria utopia?

Può anche darsi, ma credo che questa rappresenti l'unica strada per sconfiggere seriamente le tossine ammorbanti dell'antipolitica.

Credo che l'unico vaccino utile sia quello della "Buona Politica". E' una sfida gigantesca che attende la politica italiana, e non solo quella. Oggi le

democrazie occidentali sono minacciate sia sul fronte esterno che su quello interno: quest'ultimo, le pulsioni populiste e antipolitiche, forse ancor più

minaccioso dei fattori esterni.

Vedremo quale china prenderanno gli eventi!!!

 

Documento correlato

 

Obiettivo Democrazia governante: riforme istituzionali e qualità della politica

di Paolo Razzuoli

 

Lucca, 2 agosto 2024



 

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