I Riformisti x TTR che hanno deciso di comunicare con il nuovo nome "Riformisti al Centro" condividono molte cose che da settimane sta dicendo Luigi Marattin insieme a molte centinaia di dirigenti locali di Italia Viva e ai giovani della Scuola, che Matteo ha realizzato.
Pubblichiamo integralmente l'ultima newsletter di Luigi, che ha molti richiami che non potranno essere attivati, ma che potete trovare sui Social.
francesco colucci, Riformisti al Centro
Ciao a tutti,
siamo all’ultima newsletter prima di qualche giorno di pausa agostana. Queste
ultime due settimane sono state intense e con tanti argomenti. Andiamo per ordine.
In
Italia Viva continua lo “stato di agitazione” aperto dalla decisione
annunciata dal Presidente del partito Matteo Renzi sul Corriere della
Sera il 19 luglio, cioè che d’ora in poi la nostra comunità politica
sarà schierata col centrosinistra sia a livello nazionale che in tutte
le elezioni locali.
Come sapete, non ho
trovato corretto che una decisione del genere (che contraddice
completamente non solo quello che Matteo ha detto fino al giorno prima,
non solo la nostra posizione politica degli ultimi cinque anni ma anche
il mandato con cui Matteo è stato eletto al primo – e unico – congresso
di Italia Viva neanche nove mesi fa) venga presa senza far esprimere la
comunità politica di Italia Viva.
Un partito che fa così non è una comunità politica, ma una proprietà privata di
qualcuno che ne dispone a piacimento e non tollera - nei fatti - che opinioni diverse vengano espresse e discusse.
Questa
stessa posizione – che condanna le scelte fatte in questo modo e chiede
semplicemente di poter consultare gli iscritti - è stata espressa, in
modo indipendente dalla mia, anche da circa 270 dirigenti di Italia Viva
(tra presidenti provinciali, metropolitani, coordinatori di zona,
membri di cabina di regia e amministratori locali) e 100 giovani delle
scuole di formazione che abbiamo svolto in questi anni: trovate entrambi
i documenti qui e qui , se vi va di leggerli e prenderli in considerazione.
Tra l’altro, dopo questo weekend, mi sembra che le firme dei presidenti provinciali siano addirittura aumentate!
Se ci fosse modo di discutere serenamente, si potrebbe dar voce a chi non è
convinto
che la strada migliore sia l’alleanza col centrosinistra: semplicemente
perché sembra davvero complicato stringere un patto per il governo del
Paese (si, quando ci si candida non lo si fa per trovare il posto in
Parlamento a qualcuno, ma per cambiare il Paese) con chi ha opinioni
radicalmente opposte alle nostre su fisco, welfare, energia, ambiente,
politiche di sviluppo, giustizia, politica estera e praticamente ogni
altra dimensione della vita pubblica.
Anche perché – e questo forse non è stato sufficientemente considerato – non è poi così pacifico che da quella parte muoiano dalla voglia di averci: guardate ad esempio qui un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca di Antonio Noto, che dovrebbe quantomeno indurre ad una riflessione.
Io ad esempio la penso in modo diverso e… a settembre su questo ci sarà qualche novità!
In ogni caso, potete se volete recuperare questi (ed altri concetti) in queste mie due interviste a La Stampa e Repubblica, in questa a Zapping - Radio1 e in queste dichiarazioni ai giornalisti fuori da Montecitorio.
In
tutte queste iniziative sono stato sempre attento a non usare mai
nessuna parola di attacco personale nei confronti di nessuno: qui si
parla di politica, non di quello che si pensa di questa o quella
persona. Anche perché persino qualora le strade si dividano, non c’è
motivo per attaccare o insultare le persone con cui hai condiviso 15
anni di strada e con cui, comunque vada, rimarranno ricordi splendidi.
La
reazione però non è stata dello stesso livello. Sui social qualche
persona vera e decine di profili finti predisposti da chi evidentemente
sognava di lavorare per l’ufficio comunicazione del M5S ha iniziato a
insultare pesantemente sia me (se n’è accorto Il Tempo qui) che i dirigenti territoriali che avevano ritenuto di chiedere la possibilità di discutere.
Gli insulti a me vanno bene, non mi preoccupano. Ma aggredire in questo modo, anche se con profili anonimi e finti, militanti e dirigenti di base che si sono spaccati la schiena anche per far prendere a qualcuno le millemila famigerate preferenze ed hanno il solo torto di chiedere una discussione ampia è un qualcosa che davvero lascia perplessi.
E dal Presidente nazionale c’è stata solo una lettera molto nervosa – e me ne
dispiace
sinceramente – in cui in pratica dice che decide lui e basta, e gli
altri è meglio che stiano zitti perché lui in passato li ha candidati in
collegi sicuri, li ha fatti diventare presidenti di commissione. Quindi
“zitti e ringraziate”, e basta.
Come ebbi già modo di dire nel documento politico
che presentai allo scorso (primo e unico) congresso di Italia Viva
nell’ottobre 2023, penso che una comunità politica che si regge sul
rapporto di subordinazione e eterno riconoscimento al Capo che ti ha,
nella sua infinita bontà, concesso di avere qualche ruolo non sia una
comunità sana. Il legame che dovrebbe reggere una comunità non è questo,
ma la comune visione di società e il rispetto reciproco. Verso il
leader, ma anche verso chiunque altro, soprattutto chi ha un’opinione
diversa. Altrimenti più che una comunità politica sembra una comunità
religiosa.
In ogni caso, vedremo alla ripresa dopo le ferie. Sempre con serenità e senza mai offendere nessuno.
L’argomento che viene usato molto in queste settimane (“l’Assemblea Nazionale del 28 settembre è sovrana, deciderà in autonomia!”) è purtroppo non corretto. Se il Presidente non vuole il Congresso – come ha chiarito in più occasioni, rimangiandosi quanto dichiarato fino a pochi giorni prima – l’Assemblea non ha modo di indire un congresso a meno di non sfiduciare il Presidente. Che penso non sia l’obiettivo di nessuno.
Il modo per rendere davvero sovrana l’Assemblea Nazionale invece sarebbe spaventosamente semplice: il Presidente annuncia le sue "dimissioni tecniche"
In quel modo l’Assemblea ha due scelte:
a) Indice un Congresso in cui far esprimere tutti gli iscritti sulla nuova linea
politica
b)
Non considera necessario il Congresso e si attribuisce il diritto di
decidere per conto di tutto il partito: allora, se vuole, può rieleggere
il Presidente dimissionario.
Naturalmente
l’opzione b) – sebbene, questa sì, perfettamente legittima a norma di
statuto – sarebbe politicamente molto strana….non solo perché, come
detto più volte, una scelta strategica che impegna il partito per anni
non può che essere presa dagli iscritti, ma anche perché l’Assemblea
Nazionale non è stata eletta, ma nominata dal Presidente stesso….
Ma passiamo ad altro. Era ora, lo so….Ma non certo perché quanto detto finora rappresenti un inutile orpello o un fastidio. Certo immagino sia così per chi si aspetta sempre e soltanto un semplice “signorsì” dopo ogni parola; ma quando si fa politica il modo in cui una comunità sta insieme è fondamentale. Tanto quanto le grandi strategie mondiali e planetarie.
Per il secondo anno consecutivo sono stato invitato alla festa della Lega in Romagna per un dibattito con il loro capogruppo alla Camera Riccardo Molinari.
Un
dibattito civile e di merito, tra opinioni diverse. Come dovrebbe
essere in uno spazio pubblico che mira alla crescita, e non alla
distruzione.
Qui
potete trovare un paio di considerazione sul tema della ZES unica ma
soprattutto sull’approccio da pubblicità ingannevole che ha questo
governo su un tema importantissimo come quello delle tasse e delle
piccole imprese.
Sempre a proposito di questo argomento qui potete trovare la mia dichiarazione di voto, a nome di Italia Viva, sul consuntivo 2023 e assestamento di bilancio 2024.
Il 25 luglio invece sono stato ospite di Sky Economia dove abbiamo parlato di
PNRR,
mercati finanziari e crescita e concordato preventivo biennale. Ospite
insieme a me c’era il sottosegretario Leghista Freni al quale ho fatto
fatto una semplice domanda, a fronte del suo inaspettato liberismo visto
il suo partito di appartenenza.
La trovate qua.
Nel
frattempo sono iniziate le Olimpiadi, con il loro bel carico di
polemiche. E una punta di amarezza. Queste Olimpiadi si sarebbero potute
svolgere a Roma se il M5S con il suo populismo non l’avesse impedito.
Per le polemiche, soprattutto riguardanti la pugile algerina, vi rimando a questo mio tweet qua ispiratomi dall’intervento di un sottosegretario di Forza Italia che sostanzialmente dice ai suoi colleghi di maggioranza “basta sciocchezze”.
Per chi ha continuato a
seguire il dibattito parlamentare, nonostante il caldo che invita
giustamente a fare altro, un altro tema che ha tenuto banco è
“l’abolizione del redditometro”. Qui e qui vi
dico come stanno realmente le cose e vi spiego perché al riguardo Lega e
Fratelli d’Italia meriterebbero una multa al pari di quella ricevuta da
Chiara Ferragni.
Piccola nota di colore: nei giorni scorsi alla Camera si discutevano gli ordini del giorno, e chi mi conosce sa bene quanto io poco apprezzi questa pratica (usando un eufemismo). Ad un certo punto però sono dovuto intervenire anche io stimolato dall’intervento della collega grillina Appendino. Non vi voglio fare spoiler ma ve ne consiglio fortemente la visione.
Anche quest’anno nell'anniversario della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 la politica ha dato il peggio di sé. Sul mio sito trovate una mia riflessione che non si sofferma tanto sul “chi” ma sul “perché” di quella strage. E non solo di quella strage.
Mi sembra sia tutto.
Auguro a tutti voi uno splendido mese di agosto in cui ricaricare energia e entusiasmo.
E ricordate cosa diceva il Maestro Francesco De Gregori:
“Questa notte passerà senza farci del male. Questa notte passerà. O la faremo
passare”.
Un abbraccio,
Luigi.
Per leggere il sito di Luigi Marattin
https://www.luigimarattin.it
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