La vicenda di spionaggio politico giornalistico svelata a Perugia ha del surreale, ma spiega tanti cose sulla vita travagliata di Italia Viva.
Centinaia di politici e di VIP spiati sui dati segretati e
protetti dalle leggi italiane.
Politici di tutte le razze, del governo ma anche dell’opposizione:
Conte, Renzi, Calenda, gli unici non spiati sono quelli del PD.
Ma che strano, quelli del PD che sono anche gli unici che non
si sono ancora indignati per questo scandalo, almeno per ora.
Fra gli spioni indagati un Magistrato della Procura Nazionale
Antimafia e un Ufficiale della Guardia di Finanza, proprio quelli che dovevano lavorare
per lo Stato.
I giornalisti indagati sono tutti del giornale di proprietà
di Carlo De Benedetti, Tessera n. 1 del PD che il sindacato giornalisti ha
subito difeso in nome delle libertà di stampa.
Libertà di delinquere forse, perché rivelare notizie che solo
lo Stato ha su ogni cittadino e per questo protette dalle leggi italiane, messe
a disposizione di pochi giornalisti, da servitori infedeli delle Repubblica,
non fa parte delle libertà di stampa, ma è delinquenza.
Un Magistrato e un Ufficiale della Finanza, preposti al controllo
delle operazioni bancarie che potevano avere rilevanza penale, non diffondevano
ai giornalisti ipotesi di reato, ma quanto di legale e di riservato vi era sui
conti correnti di alcuni politici ben individuati e di VIP.
Matteo Renzi è stato il primo bersaglio, guarda caso appena
si è messo politicamente in proprio con Italia Viva, lasciando il PD.
Ci auguriamo che questa inchiesta riesca a far emergere quello che tutti sanno, il coinvolgimento di parte della Magistratura quella “Militante”, di parte degli organi dello Stato e di parte della Stampa cosi-detta di sinistra a difesa degli interessi del PD e per spiare, diffamare, sputtanare, scannerizzare, quelli che ne sono avversari politici.
I Riformisti sono con Piero Calamandrei: Colla legalità
non vi è ancora libertà; ma senza legalità libertà non può esserci. Perché solo
la legalità assicura, nel modo meno imperfetto possibile, quella certezza del
diritto senza la quale praticamente non può sussistere libertà politica.»
Francesco Colucci, Riformisti
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