sabato 13 marzo 2021

PD: il partito sbagliato.

Il Centro-destra dopo il fallimento dell’unione Berlusconi-Fini ha ritenuto opportuno mantenere più Partiti, con la loro autonomia, a rappresentare aree ed elettorati non sempre omogenee, per compattarsi nella fase elettorale su alcune bandiere comuni, ottenendo importanti successi che sarebbero stati totalizzanti, nelle elezioni locali, se avessero saputo scegliere candidati più autorevoli, invece del solito squallido “do ut des”.

Il centro sinistra invece, nel 2007, ha effettuato una “fusione a freddo” fra i post comunisti dei DS e i cattolici di sinistra della Margherita.

Una unione mai completata in tutti questi anni, con pochi tratti distintivi comuni e quelli che c’erano, non tutti positivi, anzi.

La poca chiarezza sulle finalità e sui mezzi per raggiungerle ha sempre tenuto in fibrillazione il Partito, da sinistra, se alle redini c’era un Democristiano, da destra, se alle redini c’era un Comunista.

Non c’è mai stata una vera saldatura fra le due anime, salvo su alcuni punti che ritengo deleteri come il giustizialismo, l’utilizzo politico delle Procure d’assalto, l’assistenzialismo populista e stupido.

Proprio su questi punti oscurantisti, si sta cercando, non solo l’unità interna, ma anche la costruzione di una alleanza politica frontista con Leu e 5Stelle, fondata sul Giustizialismo, lo Statalismo, il Populismo, l’ambientalismo talebano.

Facendo un ardito volo pindarico si riproduce all’interno del PD la differenza epocale agli albori del marxismo leninismo: Stalin che riteneva prioritaria l'idea di un "socialismo in un solo paese" e Trockij, che credeva in una prospettiva planetaria e globale.

I post comunisti, gli Stalinisti arroccati: solo duri e puri; gli ex-democristiani,  aperturisti verso tutte le anime della sinistra,.

La teoria della lotta politica alle persone e non alle idee, che Stalin ha “inventato” è stata portata avanti nel tempo, da PCI, PDS e DS  ed è transitata intatta nel PD e rischia di divenire il collante dell’accordo con i 5Stelle.

Una lotta politica che puntava e punta solo alla distruzione dell’avversario portatore di idee diverse.  

Così fece Togliatti su Nenni quando al Congresso di Venezia ruppe il fronte popolare dopo la repressione Ungherese, così Berlinguer nei confronti di Craxi, così il PDS, DS nei confronti di Berlusconi ed ora il PD nei confronti di Matteo Renzi.

Il metodo che Stalin aveva creato negli anni della repressione boscevica ripreso e attualizzato: non si combattono le idee avverse, ma si cerca di distruggere l’uomo simbolo di quelle idee.

Leader da sputtanare, con orchestrate campagne, anche di una parte compiacente della stampa, per raggiungere e mantenere il potere politico, al di là della proposta.

Dopo il fallimento di un leader post-comunista come Zingaretti ci prova uno democristiano come Letta, ma se anche lui fallirà, come probabile, la cosa più giusta, non solo per la sinistra, ma per l’Italia tutta è tornare ad avere più Partiti nello schieramento di centro-sinistra con le loro differenze e le loro aree di rappresentanza che si compattano alle elezioni su alcune prospettive generali e alcuni punti strategici.

Francesco Colucci, Riformisti x Italia Viva




 

 

 

 

 

 

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