lunedì 1 luglio 2019

+Europa. L'occasione che rischia di sfumare



Pubblico volentieri sui miei Blog, questo articolo di Vincenzo Caciulli, per continuare il dibattito da più parti avanzato per “liberare” +Europa da lacci e laccetti dei “Costituenti” e  finalmente spiegare le vele per costruire un nuovo autentico partito aperto a tutti coloro che condividano i valori del Riformismo: laico, cattolico, liberale.

Seguendo i lavori dell’ Assemblea nazionale di + Europa del 22 e 23 giugno, leggendo i documenti approvati, l’impressione di una difficoltà ad imboccare con chiarezza e decisione  la via dello sviluppo e della crescita del movimento è forte. Nata quasi casualmente ( per l’offerta di Tabacci a Della Vedova e Bonino di sollevarli dalla raccolta delle firme e, probabilmente, per volontà di Matteo Renzi allora leader del PD) alla vigilia delle elezioni politiche del 2018, + Europa è riuscita a ritagliarsi uno spazio politico-elettorale che ha condotto al congresso di fondazione del gennaio 2019. Un percorso che ha suscitato interesse e adesioni, con la nascita di gruppi territoriali e tematici ad arricchire l’originario patto dei fondatori (Radicali Italiani – Centro Democratico – Forza Europa). 
L’idea base, quella cioè di creare un movimento definibile con vecchi schemi Lib Lab, era un’idea di riformismo forte che poteva puntare a rappresentare fasce d’età e settori economico-sociali ampi. Dal Congresso in poi, tuttavia, al netto del malpancismo di settori radicali per le modalità e l’esito dell’assise, la crescita del movimento si è fermata, la sua capacità d’attrazione spenta. Il  risultato delle elezioni europee parla chiaro. Nonostante gli accordi elettorali con Italia in cammino di Pizzarotti e il PSI di Maraio e Nencini, non solo non si è raggiunta la soglia del 4% ma si sono persi voti assoluti rispetto alle politiche del 2018. I risultati, poi, delle scelte compiute e condotte nelle amministrative , salvo qualche rara eccezione, sono addirittura disastrosi.  E’ gioco forza ritenere che il segretario e il gruppo dirigente formatosi al congresso non siano riusciti a dare il giusto impulso al movimento nei mesi cruciali nei quali si preparavano le elezioni europee e locali. Di sicuro due limiti si sono evidenziati. Il primo riguarda lo sviluppo organizzativo, il secondo la parte programmatica e comunicativa di + Europa. Dopo Milano nessuna relazione né orizzontale né verticale è stata creata tra i gruppi territoriali che, abbandonati a sé stessi anche nell’organizzazione della campagna europea, poco o nulla hanno potuto fare per incidere. Sul piano programmatico, al di là della poco partecipata conferenza di Firenze, ancora più buio. Mentre l’Italia intera si accapigliava sulla politica interna e i suoi temi, i gialloverdi interpretavano governo e opposizione, e il PD provava il richiamo identitario, il voto utile ed occupava con Calenda un territorio affine, i “dichiaranti” televisivi di + Europa recitavano l’unico mantra dell’importanza dell’Europa. Così come avveniva sui social  con interventi  stereotipati  e con l’immagine di Bonino che si sperava (o riteneva) salvifica.  Di una presa d’atto dei problemi di percorso si trova  traccia nei documenti dell’Assemblea  del giugno. Una traccia tenue che non alimenta, per ora, speranze particolari. Eppure, oggi più che mai, di una forza Lib Lab l’Italia avrebbe bisogno. Una forza riformatrice che abbia radicalità d’idee e di linguaggi, che voglia mettere mano alle tante storture del nostro paese in campo economico, sociale, politico ed anche degli assetti istituzionali. Le sfide della regolazione seria del conflitto d’interessi, vero e proprio cancro italiano, insieme a quella delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, a partire da quella della RAI, di una fiscalità più leggera ed equa, alcuni dei terreni da esplorare. La riforma degli istituti di welfare, con il riordino che ne renda efficace il sostegno alle persone e alle famiglie, e la tutela dei consumatori un altro. Il radicale ripensamento del sistema istituzionale, infine, un terzo.  I temi, in realtà, sarebbero infiniti se si vuole costruire un’Italia più  europea e che resti saldamente in Europa. E’ possibile che una “offerta” politica modernizzante con queste caratteristiche possa incontrare il favore di un segmento non banale  di popolazione.   Ed è possibile farne il perno del contrasto agli sguaiati populismi grillo-leghisti. + Europa è un’occasione da non perdere lasciandola divenire quella che si è avviata ad essere: Una sigla e un gruppo dirigente.

Vincenzo Caciulli




Vincenzo Caciulli. Dottore di ricerca in Crisi e trasformazione sociale si è occupato a lungo di ricerca storica e sociale presso università italiane e straniere. E’ stato consigliere regionale e membro dell’Autorità per le Comunicazioni della Toscana. Da oltre dieci anni lavora nella comunicazione con esperienze di amministrazione di società editoriali. Collabora con vari periodici tradizionali e online. 


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