sabato 12 ottobre 2024

ORIZZONTI LIBERALI: VERSO IL PARTITO LIBERAL-DEMOCRATICO

 Convocazione Assemblea degli Associati 26 Ottobre 2024

 Caro/a amico/a ,

nel ringraziarti di aver scelto da subito di far parte della comunità di Orizzonti Liberali, siamo qui a convocare - in ottemperanza all’articolo 26 dello Statuto - la prima Assemblea degli Associati in prima convocazione sabato 26/10 alle 6:30 di mattina ed in seconda convocazione sabato 26/10 alle 10:30 presso il Best Western Premier Hotel Royal Santina - Via Marsala 22 | 00185 - Roma (RM), con il seguente ordine del giorno:

1) Elezione Presidente e successivi adempimenti

2) Organizzazione evento “Il Coraggio di Partire - il cantiere per il futuro partito          Liberal-democratico” a Milano il prossimo 23-24 novembre

3) Analisi situazione politica nazionale e locale

4) Organizzazione dell’associazione su base regionale e provinciale

5) Varie ed eventuali

I lavori proseguiranno fino alle 16.00 del 26/10.

Ti preghiamo di confermare la tua presenza a Roma compilando questo format

L’assemblea è convocata in presenza, con possibilità di seguire i lavori da remoto senza tuttavia possibilità di voto in questa modalità.

Per le modalità di espressione della propria candidatura a presidente verrà inviato nei prossimi giorni un regolamento apposito.

Cordiali saluti.

Eric Zaghini, Il rappresentante legale di Orizzonti Liberali




 

 

martedì 1 ottobre 2024

Meno spesa meno tasse: anzitutto un problema di autorevolezza della politica di Paolo Razzuoli

Il pesante debito pubblico italiano non è un dato recente. Ho controllato le dichiarazioni programmatiche rese al Parlamento all'atto della richiesta di

Fiducia di molti dei tanti Presidenti del Consiglio che si sono succeduti dagli anni '80 in poi, e tutti hanno posto l'accento sulla necessità di ridurre

il fardello del debito pubblico. Salvo poi, soprattutto in alcuni casi, aver fatto una politica che proprio su fattori di ampliamento di tale debito ancorava

la ricerca del consenso elettorale.

Ciò soprattutto a partire dagli anni '80, allorché venendo sempre meno l'adesione ideale ai partiti, che già davano segnali di avvitamento in una spirale

di decadenza che li condurrà all'implosione, il consenso è stato sempre più ricercato mediante l'elargizione di sussidi, prebende e privilegi.

Un trend interrotto solo dai cosiddetti "Governi tecnici", una anomalia tutta italiana, a cui si è fatto ricorso in alcuni momenti in cui l'acuirsi della

crisi della politica non ha consentito di fronteggiare situazioni di particolare gravità emergenziale come, ad esempio, al momento dell'insediamento del

Governo Monti nell'autunno del 2011.

E per fortuna sono intervenuti i vincoli europei, che hanno costretto a contenere il disavanzo entro certi parametri. Non credo di dire una sciocchezza,

affermando che senza tali vincoli la politica avrebbe con ogni probabilità fatto peggio...

Aggiungo che la Riforma del quadro di revisione della spesa pubblica ("spending review") costituisce una delle riforme previste dal Piano Nazionale di

Ripresa e Resilienza (PNRR).

E' infatti dalla politica che credo si debba partire per cercare di rispondere alla domanda fondamentale: perché, nonostante che a parole ci sia piena consapevolezza

del problema, nessuno finora è riuscito a mettere in campo vere strategie di contenimento del debito?

Ebbene, credo che la risposta possa essere trovata nella incapacità della politica di possedere quella autorevolezza e quella forza senza le quali non

si può immaginare di affrontare un tema così complesso, così impattante su molti e diffusi interessi, sempre pronti ad erigere argini a qualsiasi ipotesi

che tali interessi possa ridimensionare.

Interessi che, puntualmente, trovano sempre gli strumenti per bloccare qualsiasi seria riforma, ricattando una politica sempre più avvitata nella ricerca

del consenso immediato, in barba ad una visione di lungo orizzonte, che invece costituisce il vero banco di prova di una classe politica che sappia guardare

alle prossime generazioni e non esclusivamente alle prossime elezioni.

Al di là delle semplificazioni e degli slogan, ridurre il disavanzo del bilancio pubblico non è certo operazione facile.

Come di tutta evidenza - posto che il deficit viene valutato in rapporto al Pil - occorre intervenire su due versanti, entrambi attualmente critici: quello

della crescita, quindi della competitività del sistema Paese da un lato, e quello di una seria e non superficiale analisi dei fattori distorsivi di spesa

dall'altro.

Versanti che richiedono una forte azione riformatrice, che solo una politica credibile, forte e sufficientemente coesa può far accettare all'opinione pubblica.

E' veramente molto arduo pensare che una politica sempre pronta a strumentalizzare tutto per ragioni di consenso, trasformando anche i problemi più seri

in un teatro di marionette, possa far fronte ad un impegno gigantesco, imposto da una società estremamente frammentata, in cui si muovono molteplici e

solidissimi interessi corporativi, fortemente conservatrice e sempre pronta a reagire qualvolta qualcuno provi a mettere in discussione l'attuale assetto.

A nessuno può sfuggire che ogni qualvolta qualcuno ha cercato di compiere qualche azione di razionalizzazione, o un sindacato o un comitato è sorto in

difesa degli interessi che si ritenevano lesi, così come settori della politica sono sempre stati pronti a cavalcare la protesta, quando ciò è stato ritenuto

utile per ragioni di bottega.

A scopo meramente esemplificativo, e non certo esaustivo, indico alcuni ambiti di intervento per la riduzione della spesa: ambiti che si tradurrebbero anche

in uno stimolo alla crescita ed alla competitività, dando così senso a quello stretto intreccio sussistente fra questi due fattori.

1) Analisi costi-benefici. - Anzitutto occorre partire da una seria volontà di indagare il rapporto costi-benefici, partendo dal presupposto che un importante

salto di qualità dei servizi potrà essere ottenuto anzitutto cercando di "spendere bene" e non, come da certi settori di pensiero sembra credersi, spendendo

sempre "di più".

2) Semplificazioni procedurali. - In Italia le procedure, sia per le persone che per le imprese, sono particolarmente gravose; una loro semplificazione

porterebbe benefici per tutti, e comporterebbe minor costi per l'apparato pubblico. Un fattore di efficientamento della P.A. potrebbe essere prodotto da

una massiccia estensione del principio del silenzio-assenso, e da una radicale semplificazione degli strumenti di giurisdizione civile ed amministrativa.

3 Invasività e costo della burocrazia. - In Italia l'intervento pubblico risulta particolarmente invasivo, e si esplica in una enorme ed abnorme quantità

di lacci e lacciuoli. Inoltre la burocrazia è costosa ed inefficiente, essendo anche progressivamente stato eliminato qualsiasi criterio meritocratico

nella valutazione delle performances.

4) Va tutelata la spesa sociale. - Quando si parla di debito pubblico, si citano sempre i pensionati, la spesa sociale e quella sanitaria. Ebbene, il tema

vero è quello dell'individuazione degli elementi distortivi di spesa in questi ambiti, non certo di un loro taglio indiscriminato, soprattutto pensando

agli scenari con cui dovranno confrontarsi le prossime generazioni. La tutela della coesione sociale è infatti un valore primario di una società giusta,

ordinata ed ispirata ai valori della nostra civiltà.

5) Costi degli apparati pubblici. - Un settore su cui è sicuramente possibile intervenire è quello dei costi diretti ed indiretti della politica e, più

in genere, degli enti pubblici. Al di là di incomprensibili privilegi assegnati ad alcune categorie (esempio personale delle Camere, del Quirinale, della

Banca d'Italia, della Corte deiConti o della Corte Costituzionale), vanno ricordati gli enormi costi per le consulenze, per i vari consigli di amministrazione

delle partecipate a livello locale, per i costi del complesso degli enti pubblici (non serve elencarli), che potrebbero essere ridimensionati mediante

una loro razionalizzazione. Insomma, c'è un ampio parterre di enti inutili che o andrebbero soppressi o quantomeno razionalizzati.

6) Costo delle opere pubbliche. - In Italia il costo delle opere pubbliche risulta mediamente superiore a quello degli altri Paesi UE. Normalmente si parte

con una previsione, che poi - puntualmente - risulta sempre sforata. Evidentemente c'è qualcosa che non funziona, o nella capacità di lavoro della Pubblica

Amministrazione, o in una legislazione che consente di fare furbate. Comunque sia, è un ambito su cui occorre intervenire. E qui ribadisco il tema della

qualità della dirigenza, che deve rispondere a criteri meritocratici e non a fattori di appartenenza politica.

Si potrebbe andare ulteriormente avanti, ma non credo che ciò risulti utile. Ciò che invece mi pare debba essere ribadito è che, senza un salto di qualità

della politica, l'obiettivo di riduzione della spesa pubblica risulterà illusorio. Almeno sino a quando, eventuali situazioni traumatiche, non impongano

scelte draconiane. un contesto questo non certo auspicabile giacché, nelle situazioni di emergenza, finiscono sempre per prevalere gli interessi dei più

forti...

Ho trattato il tema della riduzione della spesa, senza affrontare sinora quello della riduzione della pressione fiscale. E' chiaro che, al netto dalla demagogia,

i due temi sono intrecciati: senza la riduzione della spesa pubblica, mai si potrà affrontare quello della riduzione della pressione fiscale.

Tema spinoso, anche perché in Italia, accanto ai cittadini onesti che di tasse ne pagano troppe, c'è una ampia fascia di cittadini che di tasse ne pagano

poche rispetto ai loro redditi.

Ad ogni approvazione del bilancio dello Stato (un tempo si chiamava Finanziaria) riemerge, come un fiume carsico, il tema della lotta all'evasione fiscale.

Pur non essendo un esperto di politiche fiscali, Mi pare che vada auspicata una riforma basata sul contrasto di interessi fra il cittadino ed il prestatore

d'opera, unico mezzo per ridurre al minimo l'evasione fiscale.

Spero di essere riuscito ad illustrare la mia tesi secondo cui, "meno spesa meno tasse" è anzitutto un problema di qualità e di autorevolezza della politica, una "precondizione" a monte, senza cui questo - come tanti altri nodi che attendono di essere sciolti - rimarranno irrisolti.

In questa prospettiva, il titanico progetto di creazione di una forza liberal-riformista di cui Orizzonti Liberali è uno step unitamente ad altre esperienze,

va nella direzione giusta.

L'affermazione di un soggetto ispirato ai valori ed alla prassi politica del liberal-riformismo sarebbe un fattore di stabilizzazione e crescita del sistema

Paese, sia per la sua storia e tradizione politico-culturale, sia per l'equilibrio di cui in ogni circostanza ha dato prova.

E' un'impresa difficilissima, a cui augurare la riuscita. Sarebbe un bene per il nostro "Sistema Paese".

 

Lucca, 30 settembre 2024